http://www.reginamundi.info/ Cappella Virtuale

http://www.reginamundi.info/   Cappella Virtuale
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo; che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. AMEN. Clicca su S.Michele A .>>> e vai alla Cappella virtuale Reginamundi.info

martedì 31 marzo 2015

demone...



ll demone della secolarizzazione



Ci dimentichiamo di esserci dimenticati di Dio?


Per porre il problema
Si può riassumere l’attuale valutazione del processo di secolarizzazione in ambito cattolico nel seguente modo.
La secolarizzazione è un processo positivo dovuto allo stesso cristianesimo. E’ il processo per cui l’ambito dell’umano si rende autonomo dal divino, il secolare dal religioso. Questa autonomia è stata resa possibile dalla fede cristiana che ha distinto tra loro Dio e mondo. Ciò ha
permesso ai criteri e ai linguaggi propri delle diverse discipline di costituirsi autonomamente rispetto alla religione, ossia scientificamente, e di permettere all’uomo di dominare con la propria responsabilità i vari ambiti di vita, senza rifarsi alla tutela del religioso. Ciò vale anche per la politica. Il religioso è stato così liberato dalla tentazione dell’ideologia.
La secolarizzazione va distinta dal secolarismo. La prima è un processo legittimo, il secondo è la sua degenerazione ideologica. La secolarizzazione rende il mondo dell’uomo autonomo ma non indipendente da Dio, distinto ma non separato. Il secolarismo, invece, rende il secolare non solo autonomo ma anche indipendente dal religioso e, addirittura, contrario ad esso, ossia irreligioso.
La secolarizzazione vuole un secolo autonomo ma aperto e non conflittuale con il religioso; il secolarismo lo vuole invece antireligioso allo scopo di eliminare il divino dalla società umana.
Normalmente, la posizione cattolica è a favore della secolarizzazione e contraria al secolarismo. Lo si vede quando dice di sì alla laicità ma no al laicismo. Lo si è anche visto quando il Concilio ha parlato di una “legittima autonomia delle realtà terrene”, ove per legittima si intende appunto secolare ma non secolarista. Ci sarebbe insomma una secolarizzazione buona e una cattiva. Bisognerebbe promuovere la buona e impedire la cattiva, favorire la secolarizzazione e combattere il secolarismo.
Scopo di questa relazione è di verificare se questa ipotesi è corretta e validamente percorribile, oppure se non vi stia portando fuori strada.
2 L’impossibilità di una secolarizzazione moderata
La distinzione ora vista tra secolarizzazione buona e cattiva può anche essere espressa con le espressioni moderata e radicale, oppure tollerante o intollerante, giacobina o liberale. La prima cosa da osservare nei fatti che avvengono attorno a noi è che mai succede che una secolarizzazione del primo tipo non si converta prima o poi nel secondo tipo, ossia da moderata diventi intransigente. Possiamo vedere insieme alcuni esempi recenti.
Qualche anno fa era di moda l’espressione “laicità aperta”. Il Presidente francese Sarkozy aveva tenuto una conferenza in San Giovanni in Laterano per parlarne. Egli diceva che lo Stato non doveva assumere un atteggiamento antireligioso perché in questo caso avrebbe espresso una nuova religione. Ecco il caso di una secolarizzazione moderata. Poi però arrivò Hollande, che fece assumere allo Stato non solo un atteggiamento antireligioso, con la legge che proibisce i simboli religiosi nei luoghi pubblici, ma anche anti etico con il matrimonio per tutti e il divieto dell’obiezione di coscienza per i sindaci che si fossero rifiutati di sposare in comune una coppia omosessuale.
Gli Stati Uniti d’America sono sempre stati considerati l’esempio più riuscito di tolleranza religiosa. Molto è stato scritto sulla differenza del rapporto con la religione negli Stati Uniti e in Europa: l’Europa giacobina e gli Stati Uniti liberali. Poi, però, è venuta la riforma sanitaria di Obama, l’abolizione del DOMA, la disposizione del Dipartimento salute e diritti umani che imponeva una assicurazione sanitaria per tutti i dipendenti che comprendeva i servizi di contraccezione, sterilizzazione e aborto, la nomina pilotata dei giudici della Corte suprema e quando la Corte fu investita del problema costituzionale della liceità dei matrimoni tra omosessuali il responso fu sì, che era lecito. L’immagine degli Stati Uniti come il paradiso della versione moderata e aperta del rapporto tra politica e religione è andata definitivamente perduta.
Charles Taylor è l’autore simbolo della posizione moderata. Se lo Stato giacobino abolisce le regole sociali solo perché hanno un’origine religiosa, quello liberale non ne instaura altre di tipo laico in loro sostituzione, ma si limita a gestire sapientemente degli aggiustamenti ragionevoli. Qui da noi ci si ferma tutti alla domenica. Non è il caso di abolire la domenica solo perché di origine cristiana, come farebbero i giacobini. Si tratta semplicemente di permettere all’ebreo di assentarsi al sabato, al musulmano di farlo al venerdì e all’ateo di scegliere il giorno che gli fa più comodo, per poter andare a farsi magari una passeggiata in montagna: in fondo anche quella ecologica è una religione. Non serve impedire il velo nei luoghi pubblici per tutte le donne, ma solo in certi casi e per motivazioni ragionevoli, come per esempio per una insegnante.
Se si permette ad una donna musulmana di portare il velo, ad un ebreo di stare a casa si sabato o ad un indiano di fare il poliziotto col turbante perché non si dovrebbe permettere ad un vegano di mangiare vegano in carcere o al figlio di un vegano di mangiare vegano alla scuola materna? Anche questa volontà può essere considerata frutto di una visione della vita che, pur non essendo religiosa, è meritevole di rispetto e tutela pubblica. Però, allora, qual è il limite delle eccezioni e degli accomodamenti ragionevoli? Mancando questo criterio la soluzione moderata di Taylor non è in grado di mantenersi, ma scivola inevitabilmente verso la soluzione radicale alla francese.
Se allarghiamo lo sguardo a tante situazioni di oggi vediamo che la moderazione non esiste e, anzi, che spesso chi professa moderazione nei fatti è spesso deciso nel tollerare l’intolleranza. In Italia, il governo moderato di Letta ha introdotto ufficialmente l’insegnamento gender nelle scuole.
3 La secolarizzazione “trattenuta”
Il processo di secolarizzazione ha origini lontane, ma è nel XIX secolo che esplode. Nei suoi confronti il Magistero della Chiesa dell’Ottocento si è opposto al processo stesso e ha cercato di “trattenerlo”, considerandolo un male. Fino ad allora la Chiesa si era servita del potere politico per “trattenere” la secolarizzazione, ma allora proprio il potere politico abiurava a questo compito. A dire il vero, tutto lo sviluppo dello Stato moderno aveva questa tendenza, ma nell’ottocento lo strumento principale per “trattenere” la secolarizzazione si poneva come soggetto principale della secolarizzazione stessa.
Possiamo fare l’esempio del matrimonio. Il matrimonio era solo religioso. Quando alcuni sovrani hanno iniziato a concedere il matrimonio civile, i Pontefici si sono opposti. Poi gli Stati hanno approvato il divorzio, e i Pontefici si sono opposti. Siamo così giunti fino ai giorni nostri quando viene approvato il divorzio express e la Chiesa vi si oppone. Poi gli Stati si sono messi a riconoscere legalmente le convivenze, anche tra persone dello stesso sesso e la Chiesa si oppone. Il sociologo Roberto Volpi di recente ha documentato che anche le convivenze sono state superate, perché le coppie ormai non formano più nemmeno una coppia: vivono ognuno a casa propria e si incontrano quando lo desiderano.
Il processo ora descritto ci invita a fare alcune osservazioni.
La prima è che la secolarizzazione non si arresta. Non è possibile, in altre parole, una secolarizzazione che non si traduca in secolarismo. Dal matrimonio civile si è arrivati alla coppia senza coppia.
La seconda è che la secolarizzazione non conosce sosta perché è, in fondo, una “erosione di senso”. Il senso “religioso” è il primo livello di senso che viene eroso, ma poi seguono anche tutti gli altri. Non è possibile che la secolarizzazione religiosa non diventi anche etica e, oggi lo vediamo, antropologica. Il relativismo è l’esito fisiologico della secolarizzazione.
La terza è che una volta tolto il primo aggancio con il senso, quello dell’assolutezza religiosa, tutti gli altri un po’ alla volta vengono meno. Avevano ragione i Pontefici dell’Ottocento ad opporsi alla secolarizzazione religiosa, oppure avevano sbagliato perché non avevano capito che esiste anche una secolarizzazione “buona”? I Pontefici dell’Ottocento pensavano che una volta tolto il primo aggancio del senso, quello religioso, anche gli altri sarebbero andati perduti. Anche oggi però c’è chi la pensa così: “Chi difende Dio difende l’uomo” (Benedetto XVI).
Bisogna riconoscere che i Sommi Pontefici non hanno cessato di “trattenere” la secolarizzazione anche in tempi recenti. Però col tempo l’opposizione alla secolarizzazione si è affievolita nella Chiesa, soprattutto dopo il Concilio, e questo è un segno indubbio che la secolarizzazione è largamente penetrata anche dentro la Chiesa. Una prova è che oggi il giudizio sui Pontefici che nell’Ottocento avevano cercato di trattenere la secolarizzazione è generalmente di condanna, perché in questo modo essi si sarebbero preclusi la secolarizzazione “buona”.
L’esempio del matrimonio può essere ripetuto anche a riguardo della scuola, oppure della democrazia. Ma esigenze di tempo ci impediscono di parlarne. Possiamo solo dire che nel XIX secolo Leone XIII aveva elaborato con le sue encicliche sociali un pensiero completo e ponderoso proprio per “trattenere” la secolarizzazione. Si dimentica troppo spesso che è in quel contesto e per quello scopo che nasce la Dottrina sociale della Chiesa.
4 Da Maritain a Metz
Con il personalismo di Maritain la cultura cattolica aveva pensato di aver trovato la soluzione del problema della secolarizzazione. La “Nuova cristianità” di Maritain voleva mettere d’accordo secolarizzazione e fede cristiana. A distanza di tempo questo tentativo suscita perfino sarcasmo. Mentre la secolarizzazione stava secolarizzando la persona, dopo aver secolarizzato nel secolo precedente la religione, Maritain proponeva di puntare propria sulla persona per trovare una “fede secolare democratica” in cui si potessero riconoscere credenti e non credenti. L’esempio che egli fece a riguardo della dichiarazione dei diritti umani dell’ONU appare oggi in tutta la sua puerilità, dato che proprio l’ONU è diventato il principale soggetto sovranazionale che impedisce quei diritti. Proprio l’ONU oggi combatte sistematicamente il concetto stesso di diritti naturali.
Con la distinzione tra agire “come cristiani” e “in quanto cristiani” Maritain ha contribuito all’abbandono della dimensione pubblica della fede. Oggi i cattolici che nei consessi legislativi votano a favore di leggi contrarie alla natura umana si appellano a questa distinzione e molte istituzioni che si ispirano a Maritain la teorizzano.
Il suo apporto principale alla secolarizzazione dipende però dalla sua visione della persona in rapporto al bene comune. Egli dice che il bene comune è finalizzato alla persona e che la persona ne è il criterio, mentre è la persona ad essere finalizzata al bene comune. Il bene comune, infatti, è l’ordine stabilito da Dio e, in ultima analisi, il bene comune trascendente: Dio stesso. Avendo concentrato il bene comune sul bene della persona, Maritain ha accettato il processo di espulsione di Dio dalla vita pubblica. I diritti umani non si risolvono rimanendo nell’ambito della persona, ma del bene comune e, da ultimo, riferendosi a Dio.
Sempre per ragioni di esigenza di radicalità, Maritain non poteva che convertirsi in Johann Baptist Metz, allievo di Karl Rahner, l’autore che nel 1968 sdogana il processo di secolarizzazione nella teologia cattolica. Intendo la secolarizzazione come processo irreversibile e cristiano e che tende ad un mondo in cui Dio non si dà.
Molti si chiedono se accettando in questo modo la secolarizzazione, la fede cattolica si stia protestantizzando. Possiamo rispondere di sì. La secolarizzazione è un processo di progressiva erosione del senso. Si crede di dare alla natura una sua maggiore dignità rendendola autonoma dalla sopra natura, ma così facendo si corrode anche il senso della natura. La secolarizzazione alla fine secolarizza anche la natura, separandola dalla salvezza di Cristo. Così facendo il cattolico arriva alla stessa conclusione del protestante. Per costui, infatti, la natura non esiste, perché è radicalmente inquinata dal male. Il cristiano sa che la politica e il potere sono malvagità e peccato. Eli non ha niente da spartire con essi. Proprio per questo vi si sottomette esteriormente perché la sua vera vita di fede è solo interiore. Lutero affidò la riforma ai principi e predicava la sottomissione politica e, molti secoli dopo di lui, Karl Barth, il più grande teologo protestante del secolo scorso, invitava a fare lo stesso. Oggi le confessioni protestanti sono completamente prone al potere e sono suddite dello spirito del mondo. I Paesi più secolarizzati sono quelli protestanti, ove sono accettate le più strane aberrazioni della logica del mondo. Può sembrare strano che dall’invito alla sottomissione alla politica nasca il progressismo e l’avventurismo che sposa tutte le novità, anche le più abominevoli. Il fatto è che separando la natura dalla grazia, la creazione dalla salvezza, quest’ultima non richiede più di conservare un ordine naturale su cui essa possa appoggiarsi. Da qui l’indifferenza e perfino la collaborazione rispetto alla distruzione di ogni aspetto dell’ordine naturale.
La secolarizzazione impone una protestantizzazione della Chiesa cattolica, perché la induce a negare la natura dopo aver negato la dipendenza della natura dalla sopra natura. Un cattolico che vota une legge contraria al diritto naturale nega l’unità tra creazione e salvezza perché pensa che sia possibile una salvezza che salvi dall’esterno una natura corrotta. Cristo invece ha assunto in pieno la natura umana ricreandola e quindi non ci può salvare se noi neghiamo la natura umana, compresa la legge naturale che da essa promana.
5 Cenni conclusivi
Il processo di secolarizzazione è “demoniaco” per due motivi. Prima di tutto perché è qualcosa di inarrestabile, combatte una guerra in cui non vuole lasciare prigionieri, è vorace di ogni senso, è spietato nei metodi e nei contenuti, non conosce sosta. Oggi ci troviamo di fronte al male non come ipotesi ma come realtà, come qualcosa di giustificato, teorizzato, istituzionalizzato, imposto. L’obiettivo è mandare Dio in esilio. Il processo è demoniaco perché ha all’interno un demone insaziabile che non si quieta mai e che come una torpedine si avvinghia a tutte le cose deturpandole.
Ma il secondo motivo è più profondo ancora. La secolarizzazione è demoniaca perché manifesta oggi un’anima luciferina che rende impossibile la neutralità. Il vecchio buon ateismo oggi non esiste più. Chi vorrebbe starsene fuori dallo scontro, non credere in nessun assoluto, oggi non può più farlo perché lo scontro si è fatto assoluto. E che si sia fatto assoluto si vede da due elementi: dal tentativo della secolarizzazione di porre mano alla natura ri-creandola e dalla diffusione della secolarizzazione nella Chiesa stessa.
Ci si chiede, davanti a questo quadro, cosa fare. Credo ci siano due atteggiamenti da assumere. Il primo consiste nel continuare a “trattenere” la secolarizzazione con le nostre piccole forze e con l’aiuto di Dio. Il secondo consiste nello sperare che alla vecchia soluzione confessionale dell’uso del potere politico per “trattenere” la secolarizzazione emerga un’altra soluzione capace di restituire il primato di Dio nella costruzione della comunità umana. Nella accettazione di una secolarizzazione moderata – la cosiddetta laicità – non vedo nessuna possibilità di uscirne indenni.
Stefano Fontana
Riferimenti bibliografici minimi
BARTH, Karl, Fede e potere. Il capitolo 13 della Lettera ai Romani, Castelvecchi, Roma 2014.
BORGHESI, Massimo, Critica della teologia politica. Da Agostino a Peterson: la fine dell'era costantiniana, Marietti 1820, Genova 2013.
DECORTE, Marcel, Sulla giustizia, Cantagalli, Siena 2012.
DEL NOCE, Augusto, I cattolici e il progressismo, Leonardo, Milano 1994.
DOSTOEVSKIJ, Fiodor, I demoni, Einaudi, Torino 1993.
FABRO, Cornelio, L'avventura della teologia progressista, Edivi, Segni 2014.
GUARDINI, Romano, La fine dell’epoca moderna, Morcelliana, Brescia 19938.
LÖWITH, Karl, Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia, Il Saggiatore, Milano 2010.
MARITAIN, Jacques, Tre riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau, Morcelliana, Brescia 20018. 
ID., L’uomo e lo Stato, Vita e Pensiero, Milano 1982.
MEINVIELLE, Julio, Concezione cattolica della politica, Edizioni Settecolori, Lamezia Terme 2011.
PETERSON, Erik, Il monoteismo come problema politico, Morcelliana, Brescia 1983.
SCHMITT, Karl, Teologia politica: quattro capitoli sulla dottrina della sovranità, in ID., Le categorie del politico, a cura di G. Miglio e P. Schiera, Il Mulino, Bologna 1972, pp.
TAYLOR, Charles - MACLURE, Jocelyn, La scommessa del laico, Laterza, Roma-Bari 2013.



FONTE: comeunacerva.blogspot.it

lunedì 30 marzo 2015

Divento cattivo, mi sento cattivo… A volte mi pare di perdere la testa...Dalla depressione alla carità.


Dalla tentazione di suicidio alla carità:

 la pasqua di padre Semeria.

Dalla depressione alla carità.



DALLA TENTAZIONE DI SUICIDIO ALLA CARITÀ: LA PASQUA DI PADRE SEMERIA

Una testimonianza del barnabita di cui è in corso il processo di beatificazione


La tentazione del suicidio assalì, durante una forte depressione negli anni 1915-1916, il barnabita padre Giovanni Semeria (1867-1931), di cui è in corso il processo di beatificazione. Grazie all’umiltà di chiedere aiuto in quel malessere e alla vicinanza assidua di varie persone riacquistò la salute e si diede alle opere di carità. Leggendo quanto scrisse successivamente – «Le malattie sono tutte brutte, i malati bisogna compatirli tutti e sempre. Ma questa malattia compatitela molto» - con fondamento si può dire che l’aver attraversato e vinto quella “orribile tentazione” lo aprì alla carità verso i più bisognosi. Fu reso capace di comprendere chi soffre proprio dalla sofferenza che lui stesso sperimentò, come si legge dagli scritti del periodo più acuto della depressione:
Sentendomi talora provocato al suicidio in momenti di grande tristezza, voglio qui protestare che se cedessi alla orribile tentazione, chiedo  perdono a Dio e agli uomini… Mi sono accorto di essere ben diverso da quello che mi credevo, inferiore a ciò che mi credevano gli altri – inetto alla lotta della vita, che ho pure combattuto altre volte in circostanze non facili… Io non ho che da accusare me stesso – non ho nessuna ragione di lagnarmi degli altri… Non ho tenuto abbastanza accesa in me la fiamma della fede e della carità…. Me ne accuso, me ne pento – lo dichiaro perché dalla mia morte non si tragga argomento alcuno contro una fede alla quale anche morendo voglio rendere testimonianza. Ho la disperazione nell’animo – non sono più buono a niente… Non è la vita che è brutta, io mi sento oramai inetto a viverla utilmente per me e per gli altri… La provocazione diviene di giorno in giorno più grave, più forte… sento turbarsi la mia intelligenza e vacillare la mia volontà… le notti in specie sono tremende (1 marzo 1916).
Vi scrivo in un momento di grande tristezza… Non mi sento più lo stesso uomo di prima; idee nere, sentimenti poco buoni travagliano l’anima; vedo fosco l’avvenire… Domando anticipatamente perdono a tutti se la mia condotta non dovesse rispondere ai miei doveri. Ho una apatia immensa dentro; nulla mi interessa, nulla mi attrae…Fo uno sforzo in questo momento per scrivervi. E penso con invidia alla vita operosa dei confratelli di costì, alla loro bontà. Divento cattivo, mi sento cattivo… A volte mi pare di perdere la testa.

*

A cura di P. Pietro Messa, ofmIl barnabita p. Giovanni Semeria, di cui è in corso il processo di beatificazione, dopo essere stato un grande e famoso predicatore, cadde in una forte depressione. Grazie anche alla vicinanza di molte persone riacquistò la salute e si diede alle opere di carità. Se riguardo al dicembre 1915 ebbe a scrivere che "un giorno non mi sentii più io: mi spaventai di me", riferendosi al settembre 1916 scrisse: "E un bel giorno mi sentii me stesso. Le ali erano rispuntate". ​L'articolo di Anthony Bianco, L'orribile tentazione di padre Semeria - apparso in Barnabiti Studi 1 (1984), pp. 193-208 - descrive accuratamente i momenti più acuti e drammatici della depressione di padre Semeria, riportando soprattutto gli scritti del medesimo e di coloro che gli stettero maggiormente vicino.Ulteriori approfondimenti in:A. M. Gentili, Padre Giovanni Semeria nel 75° della morte. Lineamenti biografici e rassegna bibliografica, in Barnabiti Studi,  23 (2006), pp. 291-377, in 

http://ufficiocomunicazioni.barnabiti.net/?
wpdmact=process&did=MjcuaG90bGluaw==A 75 anni dalla morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria. Una coscienza insoddisfatta. Atti del Convegno (Roma, 15 marzo 2007), in Barnabiti Studi 25 (2008), inhttp://ufficiocomunicazioni.barnabiti.net/?wpdmact=process&did=NDEuaG90bGluaw==Segue PDFpdfGiovanni_Semeria_e_la_orribile_tentazione.pdf

giovedì 26 marzo 2015

C.S. Lewis. La visione del Regno e la sconfitta degli inferi.



C.S. Lewis. La visione del Regno 
e la sconfitta degli inferi.
da vangelodelgiorno.blogspot.jp/

Mio caro, mio carissimo Malacoda,
mio pupattolo, mio gattino, ti sbagli di grosso venendo piagnucoloso, ora che tutto è perduto, a chiedermi se i termini affettuosi che io ti indirizzavo non significavano nulla fin dall’inizio. Tutt’altro! Sta’ sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili come due piselli. Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu (sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza consiste nel fatto che io sono il più forte. Io penso che ora ti daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sì! Non mi son mai cibato di un bocconcino più squisito. Ti sei lasciato sfuggire dalle dita un’anima. L’urlo della fame resa più acuta per quella perdita riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel Regno del Rumore giù giù fino al trono. Il solo pensiero mi fa impazzire.
So benissimo che cosa avvenne nell’istante che te lo strapparono di mano! Subitamente i suoi occhi videro chiaro (nevvero?) ed egli ti vide per la prima volta, e riconobbe la parte che tu avevi avuto in lui e vide che tu non l’avevi più. Pensa soltanto (e sia questo l’inizio della tua agonia) ciò che egli pensò in quell’istante; come se fosse caduta la crosta da una vecchia piaga, come se egli fosse emerso da un erpete spaventoso simile a una conchiglia, come se si fosse sbarazzato per sempre di una veste sozza e fracida che gli s’appiccicava addosso. Per l’Inferno, è tormentoso abbastanza vederli, nei loro giorni mortali, togliersi i vestiti che s’erano sporcati e che erano scomodi e diguazzare nell’acqua calda e mandar fuori piccoli grugniti di piacere stirandosi le membra riposate. E che dire, dunque, di codesta spogliazione finale, di codesta purificazione?
Più ci si pensa e peggiori si diventa. Ci è riuscito tanto facilmente! Senza scoraggiamenti crescenti, senza sentenza del medico, senza casa di salute, senza sala operatoria; liberazione pura, istantanea. Per un momento sembrava fosse tutto il nostro mondo; l’urlo delle bombe, il precipitare delle case, il puzzo e il sapore degli alti esplosivi sulle labbra e nei polmoni, i piedi che bruciavano dalla stanchezza, il cuore agghiacciato dagli orrori, il cervello che vacillava, le gambe doloranti; un attimo dopo tutto ciò era sparito, sparito come un brutto sogno, che non conterà più nulla, mai. Sciocco sconfitto superato dalle manovre avversarie! Hai notato quanto naturalmente - come se fosse nato per questo il verme nato dalla terra entrò nella nuova vita? Come tutti i suoi dubbi, in un batter d’occhio, divennero ridicoli? Io so che cosa quella creatura stava dicendosi! Sì. Naturalmente. E’ stato sempre così. Tutti gli orrori hanno seguito lo stesso corso, diventando sempre peggiori, costringendoti in una specie di collo di bottiglia finché, proprio nel momento che pensavi di dover essere schiacciato, ecco! eccoti fuori delle strettoie, ecco d’un tratto tutto a posto. L’estrazione si fece sempre più dolorosa, ma poi il dente eccolo estratto. Il sogno si fece incubo, e allora ti svegliasti. Si muore, si continua a morire, e poi eccoti al di là della morte. Come ho mai potuto dubitare di ciò?
Come vide te, vide anche Loro. So come avvenne. Ti ritraesti vacillante, stordito e accecato, colpito da loro pió che lui non fosse mai stato colpito dalle bombe. La degradazione di tutto ciò! – che questa cosa qui, di terra e di fango, potesse levarsi ritto in piedi e conversare con gli spiriti al cospetto dei quali tu, spirito, non potevi che accasciarti pauroso. Forse avevi sperato che lo spavento e la singolarità della cosa avrebbe mandato in pezzi la sua gioia. Ma qui sta la maledizione; gli dèi sono cose insolite agli occhi mortali, eppure non lo sono. Egli non aveva la più debole idea fino ad allora del loro aspetto, e perfino dubitava della loro esistenza. Ma al primo vederli conobbe che li aveva sempre conosciuti e comprese la parte che ciascuno di loro aveva avuto per molte ore nella sua vita, mentre egli si era creduto solo, tanto che ora poteva rivolgersi a loro, a ciascuno di loro, e chiedere, non: “Chi sei tu?”, ma: “Eri TU, adunque, per tutto il tempo?”.
Tutto ciò che essi erano e ciò che dicevano in questo incontro risvegliava delle memorie. La confusa coscienza di amici che gli stavano intorno, che aveva ossessionato le sue solitudini fin dall’infanzia, trovava finalmente la spiegazione, quella musica che si percepiva al centro di ogni esperienza pura, e che sempre, all’ultimo momento, era sfuggita dalla memoria, si ritrovava ora finalmente. Il riconoscimento lo fece disinvolto in loro compagnia quasi prima che le membra del suo corpo s’acquetassero. Solo
tu fosti lasciato da parte. E vide non soltanto Loro; vide anche Lui. Questo animale, questa cosa generata in un letto, poté posare il suo sguardo su di Lui. Ciò che per noi è fuoco accecante, soffocante, è per lui luce rinfrescante, è la stessa chiarità, e porta le forme d’un Uomo.
Ti piacerebbe, se tu potessi, interpretare la prostrazione del paziente alla sua Presenza, l’aborrimento di sé e la profonda conoscenza dei suoi peccati (sì, Malacoda, una conoscenza più chiara della tua), mettendo tutto ciò in confronto con le sensazioni soffocanti e paralizzanti che provi tu quando t’incontri con l’aria mortale che spira dal cuore del Cielo. Ma tutto ciò è un nonsenso. Forse avrà ancora da sopportare dei dolori, ma essi “abbracciano” quei dolori. Non li baratterebbero per nessun piacere terreno. Tutti i piaceri del senso, o del cuore, o dell’intelletto, con i quali potevi un giorno averlo tentato, perfino i piaceri della stessa virtù, gli sembrano ora, al paragone, non diversi da come apparirebbero le quasi nauseanti attrazioni di una sgualdrina truccata a colui che si sente dire che la sua fidanzata, la donna che aveva veramente amato per tutta la vita e che aveva creduta morta, è lì, ora, alla porta. Egli è ora sollevato in quel mondo dove il dolore e il piacere prendono valori oltre quelli finiti, e dove tutta la nostra aritmetica viene sgomentata.
Ancora una volta c’imbattiamo nell’inesplicabile. Subito dopo la maledizione di tentatori inetti, come te, la maledizione più tremenda
che sta sopra di noi è il fallimento del nostro Ufficio Informazioni. Se soltanto potessimo scovare quali sono veramente le sue intenzioni! Ahimè! ahimè! il fatto che la conoscenza, in se stessa cosa tanto odiosa e nauseante, debba essere necessaria per il Potere! Talvolta sono al margine della disperazione. L’unica cosa che mi sostiene è la convinzione che il nostro Realismo, il nostro rifiuto (di fronte a tutte le tentazioni) di qualsiasi stupido nonsenso, di qualsiasi trucco per attirar l’applauso, DEVE, alla fine, vincere. Intanto ho da arrangiare le cose con te.
Con tutta sincerità mi firmo il tuo sempre più voracemente affezionato
zio BERLICCHE
C.S. Lewis
Le lettere di Berlicche, Arnoldo Mondadori Editore, 1950

domenica 22 marzo 2015

Il Diavolo Berlicche - Clive Staples Lewis



Il Diavolo Berlicche - C. S. Lewis

Mio caro Malacoda,

ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente si è fatto cristiano. 
Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si solgono infliggere in questi casi. 
Sono certo del resto che, nei tuoi momenti migliori, neppure tu lo desidereresti. Centinaia di codesti convertiti adulti sono stati recuperati nel campo del Nemico ed ora sono con noi. 
Tutte le abitudini del paziente, tanto le mentali quanto le spirituali, ci sono ancora favorevoli.
Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa chiesa. 
Cerca di non fraintendermi. Non intendo alludere alla chiesa come la si vede espandersi attraverso il tempo e lo spazio, e gettare le radici nell'eternità, terribile come un esercito a bandiere spiegate. Confesso che questo è uno spettacolo che rende nervosi i nostri più ardimentosi tentatori. 
Ma fortunatamente essa è del tutto invisibile a codesti esseri umani. Tutto ciò che il tuo paziente vede è quel palazzo, finito solo a metà, di stile gotico spurio, che si erge su quel nuovo terreno. 
Quando entra vi trova il droghiere locale, con un'espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli un librino lustro lustro che contiene una liturgia che nessuno di loro due capisce, e un altro libricino frusto, che contiene corrotti di un certo numero di liriche religiose, la maggior parte orrende, e stampate a caratteri fittissimi. 
Entra nel banco, e, guardandosi intorno, s'incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare. Devi far leva più che puoi su quei vicini. Fa' in modo che la sua mente svolazzi qua e là fra un espressione quale <<il corpo di Cristo>> e le facce che gli si presentano nel banco accanto.
Importa pochissimo, naturalmente, la razza di gente che in realtà s'è messa nel banco vicino. Tu puoi sapere magari che uno di loro è un grande combattente dalla parte del Nemico. Non importa. Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione deve essere qualcosa di ridicolo. 
Vedi, nella fase in cui si trova al presente, egli ha in mente una certa idea dei 'cristiani', che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca. 
Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, il solo fatto che l'altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie;non permettere che si domandi a che cosa s'aspettava che fossero uguali. Fa' in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l'eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l'Inferno offre.
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s'era acceso d'entusiasmo per i racconti dell'Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. 
In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, suoi 'liberi' amanti e servitori, e 'figli' è la parola che adopera, secondo l'inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che 'li raggiungano essi stessi'. Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. se per caso riescono a superare con successo quest'aridità iniziale, la loro dipendenza dall'emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.
Quando sono venuto esponendo finora vale la pena nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevolmente di disillusione. E' chiaro che se invece lo offrono - se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che qual signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino - allora il compito ti sarà molto più facile. 
Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: <<se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere un a prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione?>>. 
Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente umana un pensiero così evidente. 
Si, Malacoda, si, è possibile! 
Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente. 
In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro maestro del Nemico, e crede di dimostrare grande umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti 'compiaciuti' vicini, gente comune. Mantienigli la mente in questo stato il più a lungo possibile.

Tuo affezionatissimo zio.
Berlicche

- Clive Staples Lewis - 

Questo racconto è tratto dal libro 'Le lettere di Berlicche' (Racconto II) di C.S. Lewis; è una lettera che Berlicche, il capo dei diavoli, scrive a suo nipote Malacoda offrendogli preziosi consigli su come tentare il suo 'paziente', un giovane uomo che cercava di vivere bene.



Ci sono state delle volte in cui ho pensato che non desideriamo il Cielo, ma più spesso mi trovo a chiedermi se, nel fondo del cuore, non abbiamo mai desiderato altro. …

- Clive Staples Lewis - 



"Comincio a sospettare che il mondo si divida non solo in felici e infelici, ma in chi ama la felicità e in chi, per quanto strano possa sembrare, non la ama affatto. [...]
Siamo creature superficiali che giocano con l’alcol, il sesso e l’ambizione quando invece ci viene offerta una gioia infinita; come un bambino ignorante che vuole continuare a fare formine di sabbia in un vicolo, perchè non immagina nemmeno cosa sia la prospettiva di una vacanza al mare.
Ci accontentiamo troppo facilmente”.

- Clive Staples Lewis -



“Essere un cristiano significa perdonare l’imperdonabile,
perché Dio ha perdonato l’imperdonabile in te.”

Clive Staples Lewis 

(1898 – 1963)


Buona giornata a tutti. :-) leggoerifletto

martedì 17 marzo 2015

Il gioco della morte.



Un ascensore scende vertiginosamente. La porta si spalanca. Un uomo scende, sembra stupito. Da un altro ascensore scende una donna: i due si conoscono, sono legati tra loro. Ma non sanno perché sono lì, né come ci siano finiti. Percorrono un breve lussuoso corridoio, che dà su un bar sfavillante. Dietro al bancone c’è un individuo dai capelli bianchi che si inchina e dice loro: “Benvenuti a Quindecim”.
Questo è l’inizio di Death Parade, un anime – cartone animato giapponese – che è trasmesso laggiù in questi giorni. Miracoli dell’informatica, ormai anche noi a pochi giorni di distanza possiamo gustarla sottotitolata. Normalmente non parlerei di qualcosa a cui pochi possono essere interessati, e con una certa difficoltà dato che passeranno ancora sicuramente mesi prima che si possa vedere doppiata in italiano*. Ma devo ammettere che questa serie è eccezionale, e merita una recensione anche se non è ancora chiaro, a sole due puntate dal termine, dove andrà a parare.
Il tema è annunciato dal titolo: infatti i due smemorati verranno informati dal barista che non potranno lasciare quel luogo fino a che non prenderanno parte ad un gioco che avrà come posta le loro stesse vite.
Segue lieve spoiler del primo episodio, che conoscete già se avete visto qualsiasi altra recensione sul titolo. Evidenziare per leggere o saltare a dopo
***

Il barista non dice il falso, ma sta nascondendo loro qualcosa. La posta sono sì le loro vite, ma in senso diverso da quello che viene in mente di primo acchito.Il barista è infatti un arbitro. Incaricato di giudicare la sorte delle anime dei defunti. I suoi due ospiti sono in effetti già morti in un incidente stradale. Il gioco che si accingono a fare, abbastanza truculento, ha il compito di “far emergere l’oscurità” di chi vi partecipa. Il giudizio non avviene per cosa si è fatto in vita, ma sulla maniera in cui ci si pone durante il gioco. Si sacrificherà l’avversario, pur di vincere? Naturalmente le esperienze vissute, che ricorderanno poco a poco fino a rammentare la propria fine, influenzeranno il loro comportamento e quindi la decisione del giudice stesso.A fine gioco i giudicati riprenderanno l’ascensore, diretti verso il nulla o la reincarnazione – così almeno è detto.Sebbene il giudizio non sia quello cristiano, i problemi sono abbastanza simili per suscitare molti interrogativi. Come potete immaginare, spesso siamo di fronte a veri casi limite, che mettono a dura prova anche le nostre coscienze. Tutto ciò intrecciato con la trama principale, che coinvolge l’arbitro già citato, il suo superiore e una misteriosa ospiteumana.Cosa occorre per giudicare bene un uomo? Com-patire con lui, la misericordia, o il distacco impersonale scevro da emozioni? E che cosa giudicare, una vita di sacrifici o di dissoluzione oppure la singola decisione che rovescia ogni cosa?*** fine spoiler***La trama è avvincente e mai banale, intensissima, e suscita tanti interrogativi, ad ogni livello. Il disegno e le animazioni sono eccellenti, di quella Mad House che è probabilmente la migliore tra le case giapponesi. La sigla d’apertura, in stridente contrasto con il tema trattato, è una delle migliori che abbia mai visto.E’ possibile, certo, che negli ultimi due episodi che rimangono da trasmettere (sempre che non sia prolungata) mi sia riservata una delusione. Ma finora siamo andati di bene in meglio. Guardatela, se potete: così potremo discuterne.

*doppiato (Dynit): se no, potete vederlo in streaming sottotitolato in italiano ad esempio qui