http://www.reginamundi.info/ Cappella Virtuale

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San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo; che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. AMEN. Clicca su S.Michele A .>>> e vai alla Cappella virtuale Reginamundi.info

martedì 28 aprile 2015

L’altro lato della malinconia.

Originally posted on Berlicche:

Ci affezioniamo alle persone, agli animali, alle cose. Perfino le macchine inanimate sembrano, con il tempo, acquistare una sorta di vita, di personalità.
Ma tutte le cose finiscono. Viene il giorno che si sa essere l’ultimo. Non si torna indietro, quello che adesso è diventerà passato, poi ricordo, poi svanirà dalla memoria scolorandosi piano.
E prende una sorta di malinconia, di tristezza, perché è parte dell’essere uomini la riluttanza a lasciare andare le cose. Vorremmo tenercele tutte strette, per sempre, anche se non è possibile.
Se solo riflettessimo, sapremmo che ogni atto, ogni azione è la fine di qualcosa. E’ un atto irripetibile, unico, e non tornerà. Il suo attimo è speso per sempre. Ogni istante, ogni cosa finisce.
Ma voltiamoci dall’altra a guardare. Ogni cosa, ogni istante, inizia.
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domenica 26 aprile 2015

I ragazzi nell’era della velocità.


IL BLOG del...  diavolo BERLICCHE!  Originally posted on Berlicche:

Erano anni in cui ero un ragazzino e vivevo nella periferia di un paese, là dove l’asfalto diventava sterrato e in primavera l’aria trasuda odore di fiori e concime. Erano i tempi in cui si costruivano strade veloci.
Una strada era, nel concetto di tutti, il metodo per andare da un luogo all’altro. Direttamente. In fretta. Prendevi l’automobile, e sfrecciavi verso la destinazione. Anche a cento all’ora. Si lavorava per togliere le curve, rendere l’asfalto liscio, perché i guidatori viaggiassero forte.
Noi ragazzini si giocava per strada. Con le buche le auto andavano piano, e non erano poi molte. Non c’era pericolo.
Ma le macchine iniziarono a correre più veloci, e in numero sempre maggiore. Giocare a pallone per la strada era diventato rischioso. Persino camminare, perché c’era chi sfrecciava a velocità folli. Poveri i gatti che prendevano la strada per l’estensione del giardino.
Confesso che la prima volta che ho visto dei dissuasori non potevo credere ai miei occhi. Delle strutture fatte apposta per far rallentare? Mi sembrava un’eresia. A quale scopo studiare forme sempre più aerodinamiche, se non potevi andare più veloce di una bici? Si è lavorato per togliere i dossi, e adesso li si rimettono?
Ma il tempo e l’esperienza possono rendere saggi. Puoi imparare a giudicare non solo sulla base del tuo impulso, della tua voglia di correre correre correre, del tuo desiderio di lasciarti alle spalle le vecchie vie. Cominci a capire che la lentezza qualche volta è tua amica, perché lascia il tempo di guardarti attorno e capire che stai facendo una cavolata. Ci sono certi atti che si pagano molto cari, dopo. Il tempo non torna indietro, ciò che si è rotto difficilmente si unisce ancora.
Così noi siamo adulti nell’era in cui si rallentano le macchine e si accellerano i divorzi, perché non si è ancora capito quanto male possa fare la troppa velocità. Viviamo in un’era schizofrenica, che invita alla responsabilità e poi inneggia all’usa e getta, ma solo se riguarda le persone. Che protegge i ragazzi dai guidatori troppo veloci ma accellera chi vuole travolgere le loro vite. Pensate a cosa si oppone a stabile, a duraturo, a consapevole. A cosa sia l’opposto di pensarci bene, di concedere tempo.
Oggi il divorzio è diventato veloce, domani forse sarà velocissimo, perché alcuni hanno fretta di arrivare. Dove, occorrerebbe chiedere: ma forse questo lo sappiamo tutti già.
Cartello stradale

martedì 14 aprile 2015

Il diavolo c’è e lotta contro di noi.



Il diavolo c’è e lotta contro di noi. Spesso attraverso vie subdole o ammantate di fascino, a volte in modo violento e drammatico. Il male infatti «si rende particolarmente visibile e, perciò, identificabile nel ministero del sacerdote esorcista, quando, specialmente nel caso della possessione, il demonio, manifestandosi, mostra la propria deliberata ed intrattabile volontà di uccidere e possedere, di ingannare ed usurpare, di umiliare ed offendere», ha osservato il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, nel messaggio inviato agli oltre 150 partecipanti al X Corso internazionale sul ministero dell’esorcismo e la preghiera di liberazione organizzato dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum in collaborazione con il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (Gris). 
Quella condotta da Satana è una battaglia senza esclusione di colpi con mezzi che, ha sottolineato Piacenza, sono gli stessi «che il mondo adopera da duemila anni contro la Santa Chiesa», come ad esempio «tacere di fronte alle esigenze della verità, della giustizia e della infinita misericordia di Dio», «rivendicare, in modo irresponsabile, diritti inesistenti», «attaccare, con la menzogna» nel tentativo «di indebolire l’annuncio luminoso della verità della creazione e della salvezza». «Il male non è un problema metafisico, ma una sfida all’intelligenza, alla sensibilità, alla capacità di costruire e di amare dell’uomo», ha evidenziato monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Il male dunque «esiste e l’uomo ne ha una rovinosa complicità perché lo persegue come se fosse la strada verso il bene». E il demonio, «nella sua articolata presenza», ha aggiunto l’arcivescovo, interviene nella vita degli uomini e «attacca perché la fede diminuisca, scompaia». Ecco allora che, davanti al dilagante diffondersi del male, la Chiesa deve rispondere «esprimendo il potere di Cristo su di esso, cioè con la carità». Che significa «annunciare Cristo come unico salvatore dell’uomo», accogliere e mai emarginare. Specialmente «i fratelli posseduti». «La carità verso di loro, che portano nel volto i segni di questa nuova lebbra, si esprime nell’esorcismo», ha scandito Negri per il quale i sacerdoti che hanno il compito di praticarlo sono «un avamposto dell’amore di Dio per gli uomini di oggi». «Esorcismo e preghiera di liberazione rappresentano un atto della misericordia del Signore verso l’uomo», ha ribadito padre Pedro Barrajon, direttore dell’Istituto Sacerdos, che ha rilevato la felice coincidenza dell’apertura del Corso all’indomani dell’indizione del Giubileo straordinario sulla misericordia da parte di papa Francesco. L’appuntamento, giunto alla sua decima edizione, «vuole essere una risposta teorica e pratica all’invito del Pontefice alla vigilanza e allo stesso tempo alla fiducia che il bene vince sempre sul male», ha detto padre Jesus Villagrasa, magnifico rettore dell’ateneo. Con questo orizzonte, il Corso, che si concluderà sabato con una tavola rotonda con alcuni esorcisti, spazia dall’approfondimento della base teologica sull’azione di angeli e demoni, al rito e alla parte liturgica della pratica esorcistica, senza tralasciare il dialogo con la psicologia, la giurisprudenza e la medicina. Con un’attenzione particolare alle forme di religiosità alternativa quali l’esoterismo, l’occultismo, il vampirismo, l’ufologismo, la stregoneria che, ha messo in guardia Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris, «hanno un forte impatto sul mondo giovanile, sempre più attratto da imbonitori che vogliono solo dominare le coscienze anziché da Cristo».  
da Avvenire


fonte: Kairos

venerdì 3 aprile 2015

Qui adesso si parla dei demonî du-rante la passione di Cristo.

LaCroce#quotidiano 



Rosalinda Celentano in La passione di Cristo   
Foto © Il demonio (The Passion)

Quanto e cosa capivano gli spiriti diabolici della rovina che con la morte del Messia si preparava per loro? In mancanza di definizioni dogmatiche la teologia ha un suo spazio espressivo. E pure la mistica
 di Daniela Giarla
Qui adesso si parla dei demonî du-rante la passione di Cristo. Tanto per cominciare, diciamo subito che i dolori di Cristo ebbero inizio sin dal Suo concepimento nel grembo verginale di Ma-ria. No: non dal Giovedì Santo, ché quello fu piuttosto l’inizio dell’apogeo del marti- rio dei martìri. Come sappiamo addirittura leggendoli, nei Vangeli ci viene rivelato po- chissimo dell’azione dei demonî durante la Sua Passione. Ciò nonostante c’è un detta- glio meraviglioso con cui da sempre l’evan- gelista Giovanni mi trapana il cuore. Come niente fosse, proprio ad epilogo dei quattro Evangeli, c’è questo giovane apostolo – de- licatissimo eppure impavido, coraggioso, il più coraggioso – che termina il suo Vangelo con delle Parole chirurgicamente precise, ritte in fila infinita puntate granitiche ed impressionanti, una gran chiusa, un’ incan- descenza esplosiva di luce, un preludio a scivolo ascendente celeste, perché solleva i veli di quanto dal Verbo di Dio avremmo ancora e ancora nei secoli ricevuto, anche dopo la Sua Risurrezione. Giovanni rivela: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrive- re.” (Gv, 21, 25).
>>> su LaCroce#quotidiano   02 / Aprile 2015