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San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo; che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. AMEN. Clicca su S.Michele A .>>> e vai alla Cappella virtuale Reginamundi.info

venerdì 28 febbraio 2014

“I libri degli altri” Aveva vinto il bene...


Italo-Calvino su WIKIPEDIA

Aveva vinto il bene  RAI Edu 

Il dopoguerra è stato un grande momento, un momento di speranza, in cui avevamo pensato: è stato sconfitto il male, ha vinto il bene.

  RAI Edu - >>> letteratura <<<

>>> Italo Calvino: i libri degli altri

“Lavorando in una casa editrice, ho dedicato più tempo ai libri degli altri che ai miei. Non lo rimpiango: tutto ciò che serve all’insieme di una convivenza civile è energia ben spesa”

È il Calvino non soltanto scrittore ma editore al centro della mostra I libri degli altri. Il lavoro editoriale di ItaloCalvino che resterà aperta fino al 31 gennaio 2014 alla Biblioteca Nazionale di Roma, realizzata in occasione dell’anniversario dei 90 anni dalla nascita dello scrittore, avvenuta a Santiago de Las Vegas (Cuba) il 15 ottobre 1923.
La curatrice, Eleonora Cardinale, in questa intervista a Rai Letteratura, illustra il percorso di una mostra che privilegia gli aspetti del Calvino animatore culturale, lettore attento e promotore di iniziative editoriali innovative. L’esposizione, costituita in gran parte da materiali provenienti Fondi Falqui e Macchia, ripercorre le tappe fondamentali del lavoro di Italo Calvino presso la casa editrice Einaudi: la direzione del Notiziario Einaudi, delle collane Piccola Biblioteca Scientifico-letteraria e Centopagine, l’esperienza con Vittorini per i Gettoni e per  “IlMenabò”, e poi curatele, prefazioni, quarte di copertina. L’ultima sezione è dedicata ai rapporti dello scrittore con il Premio Strega.
Di particolare interesse la sezione dedicata ai rapporti di Italo Calvino con Elsa Morante come sottolinea a Rai Letteratura, la curatrice, Giuliana Zagra. Tra i documenti che testimoniano l’osmosi tra scrittura e lavoro editoriale una lettera manoscritta del 1973 in cui Calvino si rallegra con Elsa che sta lavorando a un libro (La Storia che sarebbe stato pubblicato l’anno successivo): “Questo mi consola – scrive Calvino – perché veramente sono molto scoraggiato di questa desolazione generale dei libri che escono, desolazione che sento si ripercuote su di me, mi toglie la voglia di scrivere, perché i libri non possono crescere se non trovano intorno una compagnia di libri coetanei e congeniali”.
I libri degli altri
  i-libri-degli-altri


Italo Calvino
(Santiago de Las Vegas, Cuba, 1923 - Siena 1985) ha partecipato alla Resistenza ed è autore di numerose opere narrative, tutte pubblicate da Mondadori. Della sua vivace attività come redattore e animatore della casa editrice Einaudi è documento la raccolta di lettere editoriali I libri degli altri 
( Einaudi «Supercoralli», 1991). Il suo primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno è uscito nei «Tascabili Einaudi» nel 2002. 

I libri degli altri”. Il lavoro editoriale di Italo Calvino

Biblioteca nazionale centrale di Roma


25 ottobre - 31 gennaio - prorogata fino al 15 febbraio, 2014 -
Mostra
Calvino Italo

 Biblioteca Nazionale Centrale di Roma


Il lavoro editoriale di Italo Calvino
La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ricorda Italo Calvino nel 90° anno di nascita con una mostra, che verrà inaugurata il 25 ottobre 2013. L'iniziativa si inserisce nel progetto "In viaggio con Calvino" promossa da IXCO, IstitutoIitaliano per la Cooperazione o.n.g. e la Casa dell'Architettura di Roma.
Il percorso espositivo intende privilegiare, dello scrittore, che puó considerarsi uno dei maggiori e piú noti narratori italiani contemporanei, sopratutto gli aspetti che raccontano il il ruolo di critico militante e mediatore culturale dell’Italia del secondo Novecento, di "lettore" curioso della giovane letteratura, di ideatore e promotore di iniziative editoriali innovative.
Attraverso l’esposizione di riviste, prime edizioni, lettere, articoli di giornali, sopracoperte illustrate la mostra intende ripercorrere le tappe fondamentali del suo lavoro alla casa editrice Einaudi e il suo vivace contributo sulle principali riviste dell’epoca, con la finalità di mettere in evidenza relazioni e amicizie nate con i maggiori protagonisti del Novecento letterario. Dalla direzione del «notiziario Einaudi» a quella delle collane «Piccola biblioteca scientifico-letteraria», la celebre i «Gettoni» e «Centopagine», Calvino non solo seleziona i libri da pubblicare, anche con accese discussioni sulle scelte compiute, ma anche segue da vicino l’elaborazione dei paratesti, scrivendo spesso direttamente lui le quarte di copertina. Un’attenzione particolare sarà inoltre rivolta all’esperienza della rivista «Il Menabò», da lui diretta insieme a Vittorini. L’esposizione dei documenti sarà accompagnata da un ricco percorso iconografico messo a disposizione dalla Biblioteca comunale Italo Calvino di Castiglione della Pescaia.

martedì 25 febbraio 2014

L’unico posto, oltre al cielo, dove potrete stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è l’inferno.

Amare significa essere vulnerabili

DI ADMIN
heart cage
Amare significa, in ogni caso essere vulnerabili. Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi. Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessuno, nemmeno a un animale. Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno, o nella bara, del vostro egoismo.
Ma in quello scrigno-al sicuro, nel buio, immobile, sotto vuoto-esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile. L’alternativa al rischio di una tragedia, è la dannazione. L’unico posto, oltre al cielo, dove potrete stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è l’inferno. 

 
C. S. Lewis – I quattro Amori (The Four Loves
 

Educazione sentimentale (I) By LaPorzione

Lettura guidata a «I quattro amori» di C.S. Lewis. Affetto, Amicizia, Eros, Carità.
>>> Il principio pazienza 
>>> (parte 1)
>>> Il principio pazienza – parte 2   

L’EROTISMO ALLA CONQUISTA DELLA SOCIETÀ  By CulturaCattolica
di Augusto Del Noce- Rivoluzione, Risorgimento, tradizione, ed. Giuffrè, Milano 1993 
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Sessualità, matrimonio e concupiscenza in sant’Agostino
 
di Emanuele Samek Lodovici
La densa disamina di Emanuele Samek Lodovici sfata la leggenda nera della «sessuofobia» agostiniana e fa emergere un Ipponate assai meno «rigorista» di quanto certa cattiva storiografia ha raccontato. Il santo vescovo di Ippona non cedette al «procreazionismo» della Stoa, non si fece affatto propugnatore di una morale «sessuofobica», non condannò il corpo né considerò il piacere sessuale (delectatio) come l’essenza del peccato. Il suo pensiero non reca traccia dell'«impronta manichea» che tanti gli hanno, a torto, rimproverato.

[Da Raniero Cantalamessa (a cura di), Etica sessuale e matrimonio nel cristianesimo delle origini, Vita e Pensiero, Milano 1976, pp. 212-272] 

Dottrina sociale e scristianizzazione
 di Gianfranco Morra

[Da "Documenti di lavoro" n. 10, edito dalla Scuola di Dottrina Sociale]

giovedì 20 febbraio 2014

«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»

«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»

Appartiene a Cristo chi ha lo stesso suo Spirito. Pensare secondo la carne, seguirne i desideri significa, al contrario essere suoi nemici. Pietro con i suoi pensieri umani, carnali, era un nemico di Dio, sino ad identificarsi con esso, con Satana, l'ultimo nemico che sarà sconfitto. Intanto è il "forte" che vuol farci suo bottino per cancellare la fede dalla terra. Deve attaccare Pietro, deve insidiare noi, perché uniti a ciascun cristiano vi è una moltitudine immensa che ha solo noi per entrare in Paradiso. Il collega, sì, proprio quello così molesto e invidioso; lui non lo sa, anzi, ti crede un bigotto, eppure la sua salvezza dipende anche dal combattimento che hai in questo tempo con satana. Non aprire a quel pensiero cattivo su tua moglie... aggrappati a Cristo, pensa bene di chi ti è accanto, non lasciar spazio al demonio. Se cadi tu trascini migliaia di persone lontane dalla Verità... E' accaduto a Pietro, che, "rimproverando Gesù" con i pensieri satanici cercava di portarlo lontano dal cammino della Croce. Ogni pensiero umano è "scandalo", un inciampo posto dinanzi a Cristo. Il rimprovero di Pietro avrebbe impedito la Croce, il perdono e la vittoria sulla morte, e le porte del Cielo sarebbero rimaste chiuse. E' ciò che accade ogniqualvolta lasciamo che il demonio infetti il nostro pensiero. E basta un pensiero per scandalizzare i più piccoli... Il pensiero di Pietro si era posto innanzi e di traverso a quello di Dio. Gesù doveva soffrire ed essere rifiutato per risorgere. Era questa la missione del Messia, che Pietro aveva pur riconosciuto e confessato. Era il Figlio dell'uomo, l'unico Uomo che realizzava il pensiero di Dio. Il suo pensiero coincideva con quello del Padre, ed era puro amore. Altro aveva in mente Pietro. Altro abbiamo in mente noi, come gli anziani, i sacerdoti e gli scribi, immagini del nostro pensare carnalmente e mondanamente di Dio: prestigio e potere, intelligenza, religione. Ma proprio qui appare la salvezza, per Pietro e per ciascuno di noi. L'amore infinito di Gesù, che chiama per nome il nostro pensiero corrotto, per tirar fuori ed espellere il veleno che ci distrugge. Satana. Pietro. Tu. Ed io. Satana che occulta la verità scoprendone solo un pezzettino. Satana che mostra il rifiuto e la morte e nasconde la risurrezione. E Pietro ci casca, e sgrida il Signore. Non ha sentito, non ha potuto ascoltare la buona notizia che il Signore aveva annunciato subito dopo l'annuncio della passione, si era bloccato alla parte che riguardava il dover soffrire; il suo pensiero inquinato gli aveva sottratto l'epilogo di Gloria che sarebbe avvenuto "dopo tre giorni". I tre giorni che tutti rifiutiamo... Non aveva compreso l'amore, il dover morire per risuscitare, il dover caricarsi del rifiuto e dei peccati, per cancellarli e per risorgere, garanzia del perdono e della vita eterna. Lo capirà più tardi, quando l'evento annunciato si farà carne in Lui, la carne santificata dallo Spirito di Cristo risorto. Quando il pensiero sarà, per mezzo dello Spirito Santo, lo stesso pensiero di Cristo, e guiderà la sua carne ad essere offerta in una missione identica a quella del Signore, sino alla Croce. Quello che ora rifiuta sarà il suo destino, la morte con la quale glorificherà chi ha rifiutato. E così per noi. Esattamente quello che stiamo oggi rifiutando sarà il nostro trofeo, il candelabro sul quale brillerà la luce del Padre in noi; nelle malattie, nei fallimenti, nei rifiuti, nella nostra croce. Per ora però, Pietro deve scendere, tornare, convertirsi. Gesù ci chiama per tornare a camminare dietro a Lui: ci chiama Satana, ed è l'amore più grande, dirci la verità, senza miele inutile. Ma ci ama, anche se siamo Satana per Lui, un nemico che lo vuol fare inciampare e impedirgli di amarci. Ma Lui sa che, come Pietro, siamo ingannati. Gesù ci vuole vicini con Pietro, nonostante tutto. E' la debolezza che ci umilia e ci aiuta ad essere discepoli. La Chiesa professa la fede ma da un vaso di creta fragilissimo. Annuncia il Vangelo nella debolezza più grande. Per questo Gesù non smette di "guardare ai suoi discepoli" e a chiamarci con Lui con amore, per imparare a seguirlo e conoscerlo nella misura in cui conosciamo noi stessi. Siamo oggi chiamati a pregare con San Francesco "Chi sei tu Signore, e chi sono io?" per annunciare al mondo che Dio si è fatto davvero carne per salvare ogni carne.

venerdì 14 febbraio 2014

Il loro gioco del diavolo!

I giovani e il culto del diavolo


Satana a caccia di giovani

Alcuni ragazzi sono affascinati dal culto del diavolo. Come aiutarli

Capita sempre più spesso di incontrare ragazzi che si dichiarano affascinati da Satana. E’ una triste tendenza che trova terreno fertile nella vita di tanti giovani in crisi, smarriti in una profonda solitudine e vittime di situazioni familiari difficili.
Come si diffonde la moda del satanismo? Quali sono le cause dell'epidemia esoterica che colpisce le nuove generazioni? Tutto nasce da un grande equivoco. I giovani pensano che il satanismo sia qualcosa di bello, di simpatico, di affascinante. Credono di trovare nell'occultismo un alleato per risolvere i propri problemi di solitudine e incomunicabilità. E così si avvicinano alle pratiche magiche, allo spiritismo e al satanismo, senza accorgersi che stanno scherzando col fuoco.
L'interesse per il satanismo e l’occultismo, proposto come soluzione immediata dei problemi quotidiani, rischia di causare danni enormi alla mente dei ragazzi. Può contribuire a creare una generazione di "nuovi schiavi", stanchi della vita e intrappolati in comportamenti distruttivi e nichilisti.
Il "virus" del satanismo si diffonde perché, tra i giovani, mancano sempre di più gli anticorpi per affrontarlo. Non ci sono difese immunitarie. Per questo è importante non sottovalutare il fenomeno e cominciare a fare prevenzione.
L'approccio con ambienti esoterici può rappresentare un vero rischio. Partecipare ad un rito satanico significa spalancare le porte verso mondi davvero pericolosi. Si comincia per gioco, e non si sa mai dove si può arrivare.
Tanti ragazzi hanno voglia di scherzare col fuoco. Credono che il culto del diavolo sia un fuoco non pericoloso, un fuoco simpatico, un fuoco che non brucia. E quindi, perché non toccarlo? Perché non provare?
Sicuramente il satanismo giovanile è favorito dall’interesse per un certo tipo di musica rock legata all’occulto, che rappresenta il primo passo verso un percorso devastante.
Si comincia, in genere, con l’acquisto del compact disc di un cantante. Il giovane, in un primo tempo, si limita semplicemente all’ascolto della sua musica. Il secondo passo è la conoscenza dei testi delle canzoni e l’approccio con una filosofia di vita fortemente nichilista.
Poi, per saperne di più, si passa alla ricerca su internet. Dalla semplice curiosità per i siti di cantanti rock si rischia di passare all’interesse per le pagine dedicate al satanismo o al mondo dell’occulto in genere.
L’ultimo passo può essere il contatto diretto del giovane con altri appassionati di esoterismo, attraverso la posta elettronica.
Nel 1996, in California, tre ragazzi (di quindici, sedici e diciassette anni) hanno violentato, torturato ed ucciso una quindicenne in un bosco, come sacrificio per il diavolo. I tre giovani avevano formato un complesso di rock satanico ed erano convinti che questo rito sanguinario avrebbe migliorato le loro capacità musicali.
In Norvegia, i componenti di alcuni gruppi rock sono arrivati al punto di organizzare attentati terroristici alle chiese.
Che cosa si può fare, concretamente, per non lasciarsi ingannare dai messaggi che giungono da certe correnti musicali? La soluzione sta nell’abituare i giovani al consumo critico. I ragazzi non devono “bere” in modo passivo tutto ciò che dicono certi divi della musica rock. Dobbiamo aiutarli a riflettere, a capire, a rifiutare chi promuove la non-cultura del satanismo.
Non bisogna lasciarsi intrappolare da certe orribili filosofie. Se un cantante promuove la violenza o la droga, non dobbiamo più comprare i suoi dischi. Rivolgiamo i nostri applausi a quegli artisti che comunicano messaggi positivi e in favore della vita. I buoni esempi non mancano. Basta cercarli.
E’ questa la strada da percorrere per cambiare gli equilibri del mercato discografico. Un mercato spesso spietato, che punta a fare soldi sulla pelle dei giovani.
Prima di acquistare un compact disc, impariamo a chiederci che tipo di ideologia c’è dietro e quali messaggi vorrebbe trasmetterci. Altrimenti, certi cantanti satanici continueranno a fare il loro gioco (e quello del diavolo). Indisturbati.
C. Climati

venerdì 7 febbraio 2014

Il socio blu

Il socio blu

di Giuliana Zimucci   (liberamente ispirato a Le lettere di Berlicche di C.S. Lewis)
Mio caro Malacoda,

devo ammettere che stai lavorando bene in questo periodo. La bacchettata del nostro socio col casco blu al Nemico è solo la ciliegina sulla torta che fino ad ora vai confezionando. Certo, riconosco che è da un po’ che ci stai lavorando e da un annetto in qua stai facendo passi rapidi e decisi. Bravo, bravo. Abbiamo rischiato molto, sai?

sabato 1 febbraio 2014

E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti».

Testo del Vangelo (Mc 5,1-20): In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.

C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.

Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Lunedì della IV settimana del Tempo Ordinario - 2013



In ragione della loro sottilità o spiritualità, 
i demoni possono penetrare i corpi e risiedervi; 
in ragione della loro potenza, possono rimuoverli e turbarli. 
Dunque, i demoni possono, in virtù della loro sottilità e della loro potenza, 
introdursi nel corpo dell'uomo e tormentarlo, 
a meno di essere impediti da un potere superiore: 
e' ciò che si chiama possidere-obsidere. 
Ma penetrare nell'intimo dell'anima è ri servato alla sostanza divina.

 San Bonaventura, In 3 Sent., d. 8, parte II, a. 1, q. I e II




Dal Vangelo secondo Marco 5,1-20


In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. 
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. 
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. 
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.  



Il commento



E' giunto Colui che può domarci. Lui solo. L'unico che conosce la radice nascosta d'ogni nostro peccato, quella che rende impossibile la nostra piena felicità. Lui ha compiuto la traversata in mezzo alla morte e ci è venuto a cercare all'altra riva del mare, il territorio pagano dove buttiamo via la nostra vita senza Cristo, un “sepolcro” dove dimorare nella peggiore delle schiavitù, quella che impedisce l'amore. La vita senza Cristo è preda di una forza violenta che spezza ogni legame, e a nulla valgono stratagemmi umani, psicologie e terapie. Nessuna “catena” può nulla contro il potere di una “legione di demoni”. Si lasciano moglie e figli, accesi dalla passione per una giovane segretaria. Si uccide il figlio del proprio grembo. Si gode delle altrui sciagure, si esaltano l'astuzia e la furbizia, come nel film "Febbre da cavallo", ormai diventato  un cult. Basta dare un'occhiata alla programmazione cinematografica, ai romanzi e alle serie televisive: truffe, violenza, omicidi seriali, cadaveri stesi sui tavoli delle autopsie come fosse la cosa più naturale, e sesso in tutte le salse, banalizzazione del corpo, della dignità, del pudore. A tutte le ore, per tutte le età, per tutti i gusti. E tutti a gonfiare le cifre dell'auditel, a nutrirsi del cibo avariato di un mondo che non conosce Dio, come zombi che si illudono d'essere liberi da qualsiasi tabù, nel rispetto di ogni tendenza, tolleranti verso ogni desiderio. Il “territorio dei Geraseni”, la decapoli pagana, ieri come oggi, è accanto a noi, dentro di noi. Poi, quando accadono fatti sconvolgenti, quando la misura sembra colmata, ecco le catene, leggi, proclami, indignazioni, e caccia ai responsabili, e tolleranza zero. Ma è tutto inutile, nessuno riesce a domare il male, che si rivolge sempre contro chi lo procura, perché il male è masochistico e finisce immancabilmente dove è scaturito. La droga, l'alcool, i piercing, i tatuaggi, i pantaloni strappati, e vestiti che umiliano i corpi e le persone che le indossano, e architetture e arte (sic) che esprimono il nulla, e poi il sesso, la pornografia e la masturbazione ad esempio, che è proprio un continuo “colpire con pietre” la propria dignità spingendoci al disprezzo di noi stessi: sono tutti segni dei conati drammatici che il male rovescia su chi lo porta dentro, come l'indemoniato di Gerasa che "continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre". Questi fenomeni non ci sono estranei, perché il “sepolcro” nel quale abitiamo, in greco “memoriale”, è una continua memoria della morte che ci corrode, la “parte”, la “sorte” di chi confida in se stesso, il salario del peccato. E poi quante catene per indurci a ragionare, a soprassedere, a perdonare. Ma l'amore non è una catena perché il male non esploda. Occorre un miracolo che guarisca il cuore, che purifichi la fonte. E' necessario il Signore Gesù che passa all'altra riva per scendere negli abissi della morte e riscattare l'uomo schiavo del demonio. Questi, all'arrivo di Gesù, gli si fa incontro come attirato da Lui, ed è subito una reazione di sfida, di mormorazione, di rifiuto. Come accade a noi quando ci raggiunge la predicazione, l'annuncio della Verità. "Che hai a che fare con noi...". Che vuoi Signore, sei venuto a “rovinare” i nostri piani, la vita pagana nella quale abbiamo immerso la nostra anima? La “rovina” del male infatti è solo il bene, mai un altro male, come invece il mondo, e tutti noi, pensiamo quando ci armiamo per combattere le ingiustizie, le malattie, la sofferenza. Ma Gesù è Dio e sa riconoscere il suo stesso volto nella caricatura che siamo diventati a causa della “legione” di pensieri e opinioni, criteri e concupiscenze che ci dilaniano rendendoci schizofrenici in ogni pensiero, gesto, relazione; Egli sa percepire, dall'involucro sporco, immondo e degenerato che siamo diventati, il grido disperato che il seme di vita eterna seminato in noi cerca di farsi strada. Gesù riconosce nelle parole blasfeme e terribili del demonio, l'angoscia e la paura di chi ne è posseduto. Anche dentro i nostri rifiuti, nelle cadute, nelle chiusure più ostinate, Gesù sa intercettare l'inganno e il camuffamento del demonio: è lui che rigetta Cristo, noi siamo solo degli schiavi caduti nelle sue trappole, nelle pompe illusorie che ci hanno sedotti. Certo lo abbiamo fatto liberamente, vi è stato almeno un momento in cui, nel cuore, abbiamo scelto di dare ascolto alla voce dell’avversario. Ma Gesù sa che portiamo una natura ferita: per questo è disceso dal Cielo a cercare la pecora perduta in territorio pagano, sin dentro all'accampamento nemico. Non è facile riconoscere il fratello dopo tanto tempo: parla una lingua diversa, i costumi e le abitudini sono completamente cambiati, anche i connotati non sono più gli stessi:tanti anni di compromessi con il mondo lo hanno trasformato in un pagano. Eppure Gesù lo riconosce, non lo giudica, ma lo guarda con misericordia, con tenerezza e pietà, mentre smaschera il demonio che “aveva avuto a che fare” con un dio falso e mostruoso ma che sente ormai prossima la sua rovina, opera del Dio autentico, il Figlio fattosi Servo crocifisso.

E il suo sguardo si fa subito parola, decisa, autoritaria, creatrice: "Taci, Esci da quell'uomo spirito impuro!". Così, innanzitutto, fa tacere la menzogna e annuncia la Verità, perché ogni esorcismo deve attaccare la voce suadente del serpente, da dove è iniziato l’inganno; perché la fede giunga attraverso l’ascolto della predicazione è, infatti, necessario, ridurre al silenzio le altre parole. Dirigendosi non all’uomo ma a satana, Gesù lo smaschera come l’autentica fonte avvelenata di divisione, morte, e peccato. E' il demonio il padre dell'impurità, perché, separandosi da Dio, ha attirato nella regione di morte e assenza d’amore chiunque è caduto sotto il suo potere. E' l'assassino che alla fine, per l'opera di Cristo, rivolge contro di se il suo stesso proposito malvagio. E' una “mandria di porci”, che si rotolano nel loro vomito, immagine dell’uomo vecchio che ha perduto il senso del peccato. Così il demonio precipita nel mare, come l'esercito del faraone, come ogni inganno illuminato dall'amore di Dio, come accade nel battesimo, e ogni volta che sperimentiamo il perdono dei peccati che ci fa “liberi e sani di mente”: "Questa liberazione del nostro io dal suo isolamento… è un trovarsi nella vastità di Dio e un essere trascinati in una vita che è uscita già ora dal contesto del "muori e divieni". La grande esplosione della risurrezione ci ha afferrati nel Battesimo per attrarci. Così siamo associati ad una nuova dimensione della vita nella quale, in mezzo alle tribolazioni del nostro tempo, siamo già in qualche modo introdotti. Vivere la propria vita come un continuo entrare in questo spazio aperto" (Benedetto XVI, Omelia nella Veglia di Pasqua,15 aprile 2006). Possiamo allora rinunciare al mondo e a quelle che un tempo si chiamavano "pompe diaboli": "fa parte del rito battesimale la rinuncia alla "pompa del demonio". Che cosa è? da che cosa qui il cristiano si separava? Di fatto la parola si riferiva innanzitutto al teatro pagano, ai giochi del circo, nei quali lo scannamento di uomini era divenuto uno spettacolo ricercato, crudeltà, violenza, disprezzo dell'uomo era il culmine dell'intrattenimento. Ma con questa rinuncia al teatro si intendeva naturalmente tutto un tipo di cultura o detto meglio: la degenerazione di una cultura, dalla quale innanzitutto doveva separarsi colui che voleva diventare cristiano e che si impegnava a vedere nell'uomo un'immagine di Dio e a vivere come tale" (J. Ratzinger). Qualunque sia la schiavitù che ci opprime, qualunque disordine renda impura l'esistenza, Gesù vi scende oggi, per distruggere l'autore di tanto sfacelo, e ridonarci la dignità, “un vestito nuovo” come la veste bianca del battesimo, “una mente purificata e sanata” nella misericordia, capace di discernere, e “ci fa sedere” nella comunione dei santi, cittadini della nuova Gerusalemme per essere inviati nella nostra casa, dai nostri parenti e amici, ad annunciare “loro ciò che il Signore ci ha fatto e la misericordia che ha avuto per noi”. Non si tratta di aggrapparci a Gesù come a un taumaturgo, ma di offrire la nostra vita riscattata come un segno per quelli che ci hanno visti schiavi della menzogna. Ma, attraverso l’esorcismo e l’ordine impartito da Gesù all’indemoniato pagano guarito, il Vangelo rivela anche la missione della Chiesa tra i pagani antichi e nuovi, la cosiddetta "Missio ad gentes". La Chiesa, nata nelle acque del battesimo, "sbarca" nell'oscurità della terra pagana, attirando a sé i demoni. E' questo un tratto inconfondibile della missione della Chiesa: come Gesù, attira i demoni per essere da essi rifiutata. Così si compie la sua missione di cacciare fuori il diavolo, gettarlo lontano dagli uomini, attraverso la Croce di Cristo. Il resto di riscattati che non entrerà giuridicamente nella Chiesa - come l'indemoniato sanato che non si è aggiunto a quanti seguivano Gesù - annuncerà la vittoria di Cristo: attraverso la loro stessa vita redenta saranno il segno dell'amore di Dio in terra pagana. Cristo e i suoi apostoli, infatti, saranno rifiutati comunque, “pregati di lasciare” quel territorio, spesso con la violenza che giunge al martirio, figlia della paura di vedere distrutte le proprie certezze. Ma il segno di salvezza, la certezza dell'amore di Dio, rimarrà per sempre come una testimonianza e una chiamata a conversione per ogni luogo, per ogni casa e ogni famiglia; unita al rifiuto caricato sulle spalle degli apostoli, sarà come una primizia e una porta dischiusa sulla salvezza per ogni uomo. 




APPROFONDIMENTI

 

Benedetto XVI. Esci, spirito immondo, da quest'uomo!

Benedetto XVI. La rinuncia a satana e il sì a Cristo

Joseph Ratzinger. La conversione dei pagani nei primi secoli

Silvano Fausti. Esci, spirito immondo, dall’uomo