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San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo; che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. AMEN. Clicca su S.Michele A .>>> e vai alla Cappella virtuale Reginamundi.info

giovedì 14 novembre 2013

Ebook <> LE LETTERE DI BERLICCHE- PRESENTAZIONE e PREMESSA <> il primo e il 31° capitolo




    C. S. Lewis.
    LE LETTERE DI BERLICCHE.


    A cura di ALBERTO CASTELLI.
    Titolo dell'opera originale: "The Screwtape Letters".
    Copyright Arnoldo Mondadori Editore.
    Prima edizione ÆQUADERNI DELLA MEDUSAØ: Marzo 1947.
    Seconda edizione B. M. M.: Novembre 1950.
    Su concessione Arnoldo Mondadori Editore.

    PRESENTAZIONE.

    C. S.  Lewis,  professore nel Collegio della Maddalena di Oxford,  era
    noto  agli  studiosi soprattutto per il volume,  pubblicato dieci anni
    fa,  dal  titolo  "L'Allegoria  dell'Amore",  un  vasto  studio  sulla
    spiritualitÖ   della  letteratura  medioevale  e,   sempre  nel  campo
    prevalentemente letterario,  per ricerche  di  minor  vastitÖ,  alcune
    delle  quali  condotte sui rapporti della poesia italiana del Trecento
    con la poesia inglese.
    Ora egli ä universalmente conosciuto come "l'Autore delle 'Lettere  di
    Berlicche'".  Anche  quest'opera  si puï considerare come un'allegoria
    dell'amore. Se non che, mentre nella prima l'attenzione dello studioso
    si era concentrata in primo luogo sui poemi umani che avevano  trovato
    le  pió  significative  espressioni nel sogno del "Romanzo della Rosa"
    per l'amore terreno, carnale,  sensuale,  e in quello della "Commedia"
    per l'amore celeste,  spirituale,  mistico, nell'allegoria pió recente
    si vuole tendere ad un accostamento pió diretto della sorgente  stessa
    dell'amore. E di quella dell'odio.
    Infatti  Berlicche,  che nella lettera 14 aveva scritto: ÆNon dobbiamo
    mai dimenticare ciï che ä il tratto pió repellente e inesplicabile del
    nostro Nemico: Egli ama veramente quei bipedi spelati che ha creato, e
    sempre restituisce con la destra ciï che ha tolto con la sinistraØ, si
    dimostra pentito,  nella  19  di  codesta  affermazione,  che  si  era
    lasciato  sfuggire  "per  pura  inattenzione"  e si corregge scrivendo
    espressioni come le seguenti: ÆMa questo [cioä che Dio  veramente  ami
    gli uomini], si sa, ä un'impossibilitÖ. Egli ä un essere, ed essi sono
    distinti da Lui.  Il loro bene non puï essere il Suo bene. [Le lettere
    precedenti,  sulla  concezione  dell'amore  come  lo  vede  Berlicche,
    chiariscono queste parole.] Tutte le sue chiacchiere intorno all'amore
    debbono essere una maschera di qualcos'altro.  Egli deve avere qualche
    vero motivo per crearli e per disturbarsi  tanto  per  loro...  Membri
    della  Sua fazione hanno ammesso frequentemente che se mai riuscissimo
    a comprendere ciï che Egli intende per Amore, la guerra sarebbe finita
    e noi rientreremmo in Cielo.  Il grande compito  sta  tutto  qui!  Noi
    sappiamo  che  Egli  non puï veramente amare;  nessuno lo puï;  non ha
    senso.  Se noi potessimo soltanto scoprire ciï che veramente ä il  suo
    scopo!Ø.
    E' su questo motivo che vengon svolti tutti i temi delle "Lettere". Il
    Lewis  lavora  alla trama dell'insegnamento ascetico tradizionale (non
    si deve dimenticare  la  sua  educazione  medioevale)  e  i  tre  fili
    principali  del  suo  ordito  sono  il  Mondo,  la Carne e il Demonio.
    Berlicche tenta di  imporli  all'anima  attraverso  le  direttive  che
    imparte  al  Diavolo Custode,  Malacoda,  affinchÇ ogni manifestazione
    della vita,  dal pensiero alla preghiera,  dall'amore alla garbatezza,
    dal  gioco  alla  vita  sociale,  dal piacere di qualsiasi genere alla
    costrizione del lavoro del tempo di guerra,  venga  distorta  e  fatta
    servire  allo scopo diabolico.  ÆEgli [il Nemico Dio]Ø si scrive nella
    lettera 8  Ævuol  proprio  riempire  l'universo  di  una  quantitÖ  di
    nauseanti  piccole imitazioni di Se stesso - creature la cui vita,  in
    miniatura, sarÖ qualitativamente come la Sua. Noi vogliamo mandre, che
    finiranno col diventar cibo;  Egli vuole servi che diverranno in  fine
    figliuoli.  Noi vogliamo assorbire, Egli vuol concedere in abbondanza.
    Noi siamo vuoti e vorremmo riempirci;  Egli  possiede  la  pienezza  e
    trabocca.  La  nostra guerra ha per scopo un mondo nel quale il Nostro
    Padre Laggió abbia attratto a sÇ tutti gli  altri  esseri;  il  Nemico
    vuole un mondo pieno di esseri uniti a Lui ma sempre distinti.Ø
    Ognun  vede  come  motivo  e temi siano tanto essenziali e delicati ed
    insieme tanto naturali ed elementari e come d'altra parte la cornice e
    la costruzione siano per un verso cosç comuni ed usate e  per  l'altro
    cosç  nuove  e  originali che l'idea di presentare l'insegnamento e la
    vita cristiana attraverso le  parole  di  un  diavolo  avrebbe  potuto
    risolversi,  se  non  fosse  stata  trattata  dalla  mano di un grande
    artista,  in pagine di banale semplicismo o di sensazionalitÖ  a  poco
    prezzo.  Invece  le  "Lettere  di Berlicche" raggiungono la semplicitÖ
    della grande  bellezza  presentando  sotto  l'implacabile  luce  della
    precisa  e  fredda  logica  dell'odio  l'ardente  ricchezza della vita
    cristiana.
    Negli altri suoi libri di carattere  religioso  e  morale  (prima  che
    uscissero  le  "Lettere" il pió importante di essi fu "Il problema del
    Dolore"),  C.  S.  Lewis ci rivela con molta delicatezza che era stato
    ateo,  che  poi  ci  fu  un  tempo  in  cui  cominciï a "temere che il
    Cristianesimo fosse vero"  e  che  ora  egli  appartiene  alla  Chiesa
    d'Inghilterra.  La storia allegorica della sua finale accettazione del
    Cristianesimo attraverso l'esame dei vari movimenti spirituali,  venne
    raccolta   nelle  pagine  alle  quali,   richiamandosi  al  "Pilgrim's
    Progress" di John Bunyan,  diede il titolo:  "The  Pilgrim's  Regress"
    ("Il Ritorno del Pellegrino").
    ApparirÖ  chiaro dalle "Lettere di Berlicche" che egli aderisce a quel
    ramo dell'anglicanesimo che si chiama "Chiesa  Alta"  vale  a  dire  a
    quello  che pió si avvicina sia nelle credenze sia nelle forme esterne
    del culto  alla  Chiesa  Madre  anche  dell'Inghilterra,  alla  Chiesa
    cattolica.  Qui  meglio  che  negli  altri  suoi scritti il Lewis ä in
    generale riuscito in ciï che pió d'una volta promette di  voler  fare,
    vale  a dire di mostrare ciï che "tutti i cristiani di tutte le Chiese
    sono d'accordo nell'ammettere".  Veramente egli  accetta  molti  punti
    importantissimi   di  dottrina  che  alcuni,   anche  fra  le  persone
    costituite in gerarchia nella Chiesa  d'Inghilterra,  non  professano.
    Nelle  "Lettere"  sarÖ  agevole  riscontrare come egli sia esplicito e
    sicuro   nella   fede   sul   dogma   della   Santissima   TrinitÖ   e
    sull'Incarnazione  come  sugli  insegnamenti  della Chiesa relativi al
    Purgatorio e agli Angeli custodi.
    In uno dei volumetti che raccolgono i suoi discorsi  radiofonici  ecco
    come  si  esprime  (riecheggiando  forse  la  seconda parte dell'"Uomo
    Eterno" di Chesterton) a proposito  della  DivinitÖ  di  Cristo:  ÆSto
    sforzandomi   a   questo  punto  di  impedire  che  si  ripeta  quella
    sciocchezza che si sente spesso dire nei Suoi riguardi: "Son  disposto
    ad  accettare  Gesó come un grande maestro di morale ma non accetto la
    Sua pretesa di essere Dio".  Questa ä  proprio  quella  cosa  che  non
    dobbiam dire.  Un uomo che essendo unicamente uomo avesse detto quelle
    cose che Gesó ha detto non sarebbe un  grande  maestro  di  morale.  O
    sarebbe  un  pazzo  -  sullo  stesso  livello di quei che affermano di
    essere uova affogate - oppure sarebbe il Demonio dell'Inferno. Bisogna
    decidersi. O quest'uomo fu ed ä il Figlio di Dio: oppure fu un matto o
    qualcosa di peggio.  Potete  segregarlo  come  un  mentecatto,  potete
    sputargli addosso o anche ucciderlo come demonio; come potete gettarvi
    ai  suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio.  Ma non facciamoci avanti ad
    asserire con assurda condiscendenza che Egli ä un  grande  maestro  di
    moraleØ.
    Mi  si  disse  di  recente  in Inghilterra che il prestigio di Lewis a
    Oxford ä paragonabile soltanto a quello che vi ebbe  Newman  circa  un
    secolo fa.  E' un grande dono di Dio,  come una grande responsabilitÖ,
    sia esser chiamato ad esercitare  sia  esser  invitati  a  raccogliere
    l'influsso di tale prestigio.











    a J. R. R. Tolkien.
    e
    a Mons. F. Olgiati.



    ÆIl modo migliore pa scacciare il Diavolo, se non vuoi cedere ai testi
    della  Scrittura,  ä di deriderlo e d'insultarlo,  poichÇ egli non puï
    sopportare la beffa.Ø

    LUTERO.


    ÆIl Diavolo... quello spirito orgoglioso... non puï tollerare di venir
    canzonato.Ø

    TOMMASO MORO.





    PREMESSA.

    Non  ho  intenzione  di  narrare  come  mi  capitï   nelle   mani   la
    corrispondenza che offro ora al pubblico.
    Vi  sono  due  errori  uguali ed opposti nei quali la nostra razza puï
    cadere nei riguardi dei Diavoli.  Uno  ä  di  non  credere  alla  loro
    esistenza.  L'altro  di  credervi,  e di sentire per essi un interesse
    eccessivo e non sano.  I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori  e
    salutano con la stessa gioia il materialista e il mago. Quel genere di
    scrittura  convenzionale  usato  in  questo libro puï esser facilmente
    imparato da chiunque ne abbia una volta appreso  il  congegno;  ma  le
    persone  malevoli  ed  eccitabili che potrebbero farne un uso cattivo,
    non l'apprenderanno da me.
    I lettori sono pregati di ricordare che il Demonio ä un bugiardo.  Non
    si  deve  ritener  vero,  neppure dal suo punto di vista tutto ciï che
    Berlicche dice. Io non ho fatto alcun tentativo per identificare l'uno
    o l'altro degli esseri umani ricordati nelle lettere;  ma ritengo  che
    non sia probabile che ritratti come quelli,  ad esempio, di P. Spike e
    della madre del paziente,  siano del tutto ingiusti.  V'ä un  modo  di
    pensare pieno di desiderio all'Inferno come sulla Terra.
    Infine  dovrei  aggiungere  che  non  ä stato fatto nessuno sforzo per
    stabilire la cronologia delle lettere.  Il numero 17 si presenta  come
    scritto prima che il razionamento diventasse una cosa preoccupante; ma
    in  generale il metodo diabolico di datare par che non abbia relazione
    con il tempo terrestre e io non mi sono  sforzato  di  riprodurlo.  La
    storia  della  Guerra  Europea,  eccetto  nei  casi  sporadici  in cui
    interferisce  nella  condizione  spirituale  di  un  essere  umano,  ä
    evidente che non interessava Berlicche.

    C. S. LEWIS.

    MAGDALEN COLLEN
    5 luglio 1941.



    1.
    Mio caro Malacoda,
    ho  notato  quanto mi dici sull'opportunitÖ di dirigere le letture del
    paziente sottoposto alla tua cura,  e di far  sç  che  il  pió  spesso
    possibile stia in compagnia di quel suo amico materialista.  Ma non ti
    pare di essere un pochino ingenuo?  Le tue parole fan pensare  che  tu
    sia  d'opinione  che  la DISCUSSIONE sia il metodo per tenerlo lontano
    dalle grinfie del Nemico.  Avrebbe potuto essere cosç  se  egli  fosse
    vissuto  alcuni  secoli  fa.  A  quei  tempi  gli  uomini  avevano una
    coscienza ancora abbastanza chiara di quando una cosa veniva provata e
    di quando no;  e,  se gli argomenti  eran  convincenti,  la  credevano
    veramente.  Mantenevano ancora una relazione fra il pensare e l'agire,
    ed eran pronti,  come risultato di una serie di ragionamenti,  a mutar
    vita.  Ma, un po' per mezzo della stampa settimanale, un po' con altre
    armi,  siamo riusciti in gran parte a mutar questo stato di  cose.  Il
    tuo giovanotto ä stato abituato,  fin da ragazzo, ad avere nella testa
    una dozzina di filosofie irriconciliabili fra  di  loro,  che  danzano
    insieme allegramente.  Non considera le dottrine come, in primo luogo,
    "vere" o false",  ma come "accademiche"  o  "pratiche",  "superate"  o
    "contemporanee", "convenzionali" o "audaci". Il gergo corrente, non la
    discussione,  ä  il  tuo  alleato  migliore  per tenerlo lontano dalla
    Chiesa.  Non perder  tempo  nel  tentare  di  fargli  pensare  che  il
    materialismo  ä  VERO!  Mettigli  in mente che ä forte,  o robusto,  o
    coraggioso - che ä la filosofia  del  futuro.  E'  di  questo  che  si
    preoccupa.
    Il  male  della  discussione  ä  che essa convoglia tutta la lotta sul
    terreno del Nemico.  Anche Lui sa discutere;  mentre in quel genere di
    propaganda  veramente  pratica,  alla quale sto accennando,  Egli si ä
    dimostrato,  da secoli,  di molto inferiore al Nostro  Padre  che  sta
    Laggió.  Il  fatto  stesso  di  discutere  sveglia  la ragione del tuo
    paziente, e, una volta che sia sveglio,  chi puï prevedere i risultati
    che potrebbero seguire?  Anche se in qualche caso specifico un seguito
    di ragionamenti puï esser distorto in modo da farlo finire  in  nostro
    favore, t'accorgerai d'aver rafforzato nel tuo paziente l'abito fatale
    di  prestar  attenzione ai problemi universali e di allontanarlo dalla
    corrente delle immediate esperienze sensibili.
    Il tuo lavoro dev'essere quello di fissar la sua attenzione su  questa
    corrente.  Insegnagli  a  chiamarla  "la  realtÖ  della  vita",  senza
    permettere che si chieda che cosa intende dire quando dice "realtÖ".
    Ricordati che non ä, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto
    uomo (Ah! quell'abbominevole vantaggio del Nemico!) tu non puoi capire
    come gli uomini sian schiavi dell'urgenza  delle  cose  ordinarie.  Io
    avevo una volta un paziente, un ateo ben saldo, che era solito recarsi
    a  studiare nella biblioteca del Museo Britannico.  Un giorno,  mentre
    stava leggendo,  m'accorsi che un certo filo del pensiero cominciava a
    prender una direzione sbagliata. Il Nemico, naturalmente, gli fu in un
    attimo al fianco. Prima che riuscissi a raccapezzarmi, vidi che il mio
    lavoro di venti anni cominciava a barcollare.  Se,  perdendo la testa,
    mi fossi messo a tentare una difesa  per  mezzo  di  una  discussione,
    sarebbe stata finita per me. Ma io non sono cosç sciocco. Senza perder
    tempo colpii quella parte che in lui era pió d'ogni altra sotto il mio
    controllo, e suggerii che era giunto ormai il tempo di andar a fare un
    po' di colazione.  Il Nemico, ä presumibile, (poichÇ sai che non ä mai
    PROPRIO possibile riuscire ad afferrare ciï che Egli dice loro!)  fece
    a  sua volta la contro-insinuazione che ciï che stava pensando era pió
    importante della colazione. Almeno io penso che la Sua linea sia stata
    questa,  perchÇ,  quando io osservai: ÆPerfettamente.  Anzi,  ä TROPPO
    importante perchÇ ci s'accinga a trattarne sul mezzogiornoØ,  il volto
    del paziente s'illuminï considerevolmente;  ed io non feci in tempo ad
    aggiungere:  ÆMolto meglio tornare dopo pranzo,  e trattar l'argomento
    con mente frescaØ,  che era giÖ a mezza strada  verso  la  porta.  Una
    volta  sulla via la battaglia fu vinta.  Gli mostrai il giornalaio che
    gridava le notizie delle edizioni pomeridiane, e un autobus, il Numero
    73,  che passava,  e prima che giungesse in fondo ai gradini riuscii a
    convincerlo pió che mai che, siano pur strane fin che si vuole le idee
    che sorgono in capo quando si ä chiusi da soli con i propri libri, una
    dose  salutare  di  "realtÖ  della  vita"  (e  con  ciï intendeva dire
    l'autobus e il giornalaio) bastava per dimostrargli che "tutte  quelle
    robe"  semplicemente  non  potevano  essere vere.  Sapeva di essersela
    cavata per poco,  e pió tardi provava un gran  gusto  nel  parlare  di
    Æquel   senso   inespresso   della  realtÖ  che  ä  la  nostra  ultima
    salvaguardia contro le aberrazioni della logica puraØ.  Ora egli ä  al
    sicuro nella casa di Nostro Padre.
    Capisci  ora  ciï  che  voglio  dire?  Grazie  a quei procedimenti che
    abbiamo cominciato a far operare in loro secoli fa,  per loro ä  ormai
    quasi impossibile credere a ciï che non ä ordinario,  mentre ciï che ä
    ordinario gli sta davanti agli occhi.  Continua a  battere  il  chiodo
    della  ORDINARIETA' delle cose.  Soprattutto guardati bene dal fare il
    tentativo di usar della scienza (voglio dire delle vere scienze)  come
    di  una  difesa  contro  il  Cristianesimo.  Quelle  scienze altro non
    potrebbero fare che incoraggiarlo a pensare alle realtÖ  che  non  puï
    toccare nÇ vedere. Sono avvenuti tristi casi fra i moderni studiosi di
    fisica.  Se  deve  guazzar  nella scienza,  mantienilo nell'economia e
    nella sociologia;  non permettere che s'allontani da  quell'impagabile
    ÆrealtÖ della vitaØ.  L'ideale ä,  naturalmente, di non fargli leggere
    neppure una riga di veramente scientifico,  ma di  infondergli  l'idea
    generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza,  e che ogni cosa
    che gli avvenga  di  raccogliere  in  conversazioni  casuali  o  nelle
    letture  ä "i risultati della moderna investigazione".  Ricordati bene
    che il tuo dovere ä di ubriacarlo. Dal modo con il quale alcuni di voi
    giovani demoni parlate si potrebbe pensare che la  nostra  occupazione
    sarebbe quella d'INSEGNARE!
    Tuo affezionatissimo zio
    BERLICCHE.

 31.
    Mio caro, mio carissimo Malacoda,
    mio pupattolo, mio gattino,  ti sbagli di grosso venendo piagnucoloso,
    ora che tutto ä perduto, a chiedermi se i termini affettuosi che io ti
    indirizzavo non significavano nulla fin dall'inizio.  Tutt'altro! Sta'
    sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili  come
    due piselli.  Io ho sempre sentito un grande desiderio di te,  come tu
    (sciocco,  degno di compassione)  hai  desiderato  me.  La  differenza
    consiste  nel  fatto  che  io  sono il pió forte.  Io penso che ora ti
    daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sç!  Non mi
    son  mai cibato di un bocconcino pió squisito Ti sei lasciato sfuggire
    dalle dita un'anima.  L'urlo della fame  resa  pió  acuta  per  quella
    perdita  riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel Regno del
    Rumore gió gió fino al trono.
    Il solo pensiero mi  fa  impazzire.  So  benissimo  che  cosa  avvenne
    nell'istante  che te lo strapparono di mano!  Subitamente i suoi occhi
    videro chiaro (nevvero?) ed  egli  ti  vide  per  la  prima  volta,  e
    riconobbe la parte che tu avevi avuto in lui e vide che tu non l'avevi
    pió.  Pensa  soltanto (e sia questo l'inizio della tua agonia) ciï che
    egli pensï in quell'istante;  come se fosse caduta la  crosta  da  una
    vecchia  piaga,  come  se  egli  fosse  emerso da un erpete spaventoso
    simile a una conchiglia, come se si fosse sbarazzato per sempre di una
    veste sozza e fracida che gli s'appiccicava addosso. Per l'Inferno,  ä
    tormentoso  abbastanza vederli,  nei loro giorni mortali,  togliersi i
    vestiti  che  s'erano  sporcati  e  che  erano  scomodi  e  diguazzare
    nell'acqua calda e mandar fuori piccoli grugniti di piacere stirandosi
    le  membra  riposate.  E  che  dire,  dunque,  di codesta spogliazione
    finale, di codesta purificazione?
    Pió ci si pensa e peggiori si diventa. Ci ä riuscito tanto facilmente!
    Senza scoraggiamenti crescenti, senza sentenza del medico,  senza casa
    di salute, senza sala operatoria; liberazione pura, istantanea. Per un
    momento sembrava fosse tutto il nostro mondo;  l'urlo delle bombe,  il
    precipitare delle case,  il puzzo e il  sapore  degli  alti  esplosivi
    sulle  labbra e nei polmoni,  i piedi che bruciavano dalla stanchezza,
    il cuore agghiacciato dagli orrori,  il  cervello  che  vacillava,  le
    gambe doloranti; un attimo dopo tutto ciï era sparito, sparito come un
    brutto  sogno,  che  non  conterÖ  pió nulla,  mai.  Sciocco sconfitto
    superato dalle manovre avversarie!  Hai notato quanto  naturalmente  -
    come  se  fosse  nato per questo il verme nato dalla terra entrï nella
    nuova vita? Come tutti i suoi dubbi, in un batter d'occhio,  divennero
    ridicoli?  Io  so  che  cosa  quella  creatura  stava dicendosi!  ÆSç.
    Naturalmente. E' stato sempre cosç.  Tutti gli orrori hanno seguito lo
    stesso corso, diventando sempre peggiori, costringendoti in una specie
    di collo di bottiglia finchÇ, proprio nel momento che pensavi di dover
    essere  schiacciato,  ecco!  eccoti  fuori delle strettoie,  ecco d'un
    tratto tutto a posto. L'estrazione si fece sempre pió dolorosa, ma poi
    il dente eccolo estratto.  Il  sogno  si  fece  incubo,  e  allora  ti
    svegliasti.  Si  muore,  si  continua a morire,  e poi eccoti al di lÖ
    della morte. Come ho mai potuto dubitare di ciï?Ø
    Come  vide  te,  vide  anche  Loro.  So  come  avvenne.  Ti  ritraesti
    vacillante, stordito e accecato, colpito da loro pió che lui non fosse
    mai  stato  colpito dalle bombe.  La degradazione di tutto ciï!  - che
    questa cosa qui, di terra e di fango, potesse levarsi ritto in piedi e
    conversare con gli spiriti al cospetto  dei  quali  tu,  spirito,  non
    potevi che accasciarti pauroso.  Forse avevi sperato che lo spavento e
    la singolaritÖ della cosa avrebbe mandato in pezzi la  sua  gioia.  Ma
    qui sta la maledizione; gli däi sono cose insolite agli occhi mortali,
    eppure  non lo sono.  Egli non aveva la pió debole idea fino ad allora
    del loro aspetto, e perfino dubitava della loro esistenza. Ma al primo
    vederli conobbe che li aveva sempre conosciuti e comprese la parte che
    ciascuno di loro aveva avuto per molte ore nella sua vita, mentre egli
    si era creduto solo,  tanto  che  ora  poteva  rivolgersi  a  loro,  a
    ciascuno  di  loro,  e  chiedere,  non:  "Chi  sei tu?",  ma: "Eri TU,
    adunque,  per tutto il tempo?".  Tutto ciï che essi erano  e  ciï  che
    dicevano  in  questo  incontro  risvegliava delle memorie.  La confusa
    coscienza di amici che gli stavano intorno,  che aveva ossessionato le
    sue  solitudini fin dall'infanzia,  trovava finalmente la spiegazione,
    quella musica che si percepiva al centro di ogni  esperienza  pura,  e
    che  sempre,  all'ultimo  momento,  era  sfuggita  dalla  memoria,  si
    ritrovava ora finalmente. Il riconoscimento lo fece disinvolto in loro
    compagnia quasi prima che le membra del suo corpo s'acquetassero. Solo
    tu fosti lasciato da parte.
    E vide non soltanto Loro; vide anche Lui. Questo animale,  questa cosa
    generata  in un letto,  potÇ posare il suo sguardo su di Lui.  Ciï che
    per noi ä fuoco accecante, soffocante, ä per lui luce rinfrescante,  ä
    la stessa chiaritÖ,  e porta le forme d'un Uomo.  Ti piacerebbe, se tu
    potessi,  interpretare la prostrazione del paziente alla sua Presenza,
    l'aborrimento  di  sÇ  e  la profonda conoscenza dei suoi peccati (sç,
    Malacoda, una conoscenza pió chiara della tua),  mettendo tutto ciï in
    confronto  con  le  sensazioni  soffocanti e paralizzanti che provi tu
    quando t'incontri con l'aria mortale che spira dal cuore del Cielo. Ma
    tutto ciï ä un nonsenso.  Forse avrÖ ancora da sopportare dei  dolori,
    ma  essi  "abbracciano" quei dolori.  Non li baratterebbero per nessun
    piacere  terreno.  Tutti  i  piaceri  del  senso,   o  del  cuore,   o
    dell'intelletto,  con i quali potevi un giorno averlo tentato, perfino
    i piaceri della stessa virtó,  gli  sembrano  ora,  al  paragone,  non
    diversi  da  come  apparirebbero  le quasi nauseanti attrazioni di una
    sgualdrina truccata a colui che si sente dire che la sua fidanzata, la
    donna che aveva veramente amato per tutta la vita e che aveva  creduta
    morta,  ä lç, ora, alla porta. Egli ä ora sollevato in quel mondo dove
    il dolore e il piacere prendono valori oltre  quelli  finiti,  e  dove
    tutta la nostra aritmetica viene sgomentata.
    Ancora  una  volta  c'imbattiamo  nell'inesplicabile.  Subito  dopo la
    maledizione di tentatori inetti, come te,  la maledizione pió tremenda
    che  sta sopra di noi ä il fallimento del nostro Ufficio Informazioni.
    Se soltanto potessimo scovare quali sono veramente le sue  intenzioni!
    Ahimä!  ahimä!  il  fatto  che la conoscenza,  in se stessa cosa tanto
    odiosa e nauseante,  debba essere necessaria per il  Potere!  Talvolta
    sono al margine della disperazione.  L'unica cosa che mi sostiene ä la
    convinzione che il nostro Realismo,  il nostro rifiuto  (di  fronte  a
    tutte  le  tentazioni)  di  qualsiasi  stupido nonsenso,  di qualsiasi
    trucco per attirar l'applauso, DEVE, alla fine, vincere. Intanto ho da
    arrangiare le cose con te.
    Con tutta sinceritÖ mi firmo il tuo sempre pió voracemente affezionato
    zio
    BERLICCHE

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