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San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo; che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. AMEN. Clicca su S.Michele A .>>> e vai alla Cappella virtuale Reginamundi.info

martedì 25 marzo 2014

Noi che preghiamo Gesù nelle notti preferite dal Demonio

«In Quaresima digiunate da internet»

L'INVITO DEL VESCOVO PIZZIOL AI FEDELI:

          «IN QUARESIMA 

DIGIUNATE DA INTERNET»

                                ***

Povero diavolo.





Una notte con i fedeli del Gris di Acqui Terme che, unici in Italia, adorano l’Eucarestia nelle date del “calendario satanico”
MAURO PIANTA INVIATO AD ACQUI TERME (AL)
Il contropiede metafisico ai danni delle schiere del Maligno celebrato nelle sue notti preferite, parte da Acqui Terme (Alessandria), nel Piemonte dell’Alto Monferrato, terra di vini e colline selvagge che degradano verso l’Appennino. Mettiamola così: alcuni gruppi e gruppuscoli di satanisti utilizzano il cosiddetto «calendario satanico» per propiziarsi nelle date “giuste” i favori del gran Cornuto? Bene, i cattolici del Gris (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa), sezione di Acqui, proprio in quelle stesse date zeppe di sabba e di messe nere, organizzano momenti di preghiera. Un bello sgarbo, no? Il vescovo Piergiorgio Micchiardi ha dato la sua benedizione: «Sì – dice - è un’iniziativa importante: attraverso quelle adorazioni eucaristiche possiamo riparare ai sacrilegi perpetrati nei culti satanici». Un’iniziativa, finora, unica in Italia. L’avvocato Giovanna Balestrino, presidente del Gris di Acqui, è entusiasta: «Come associazione culturale – spiega – cerchiamo di far conoscere meglio il fenomeno delle nuove religiosità, sosteniamo le persone che finiscono preda delle sette, collaboriamo con le forze dell’ordine. Negli ultimi tempi – racconta – la cronaca riporta sempre più spesso notizie riguardanti furti di ostie consacrate che purtroppo vengono utilizzate in rituali blasfemi soprattutto in alcune date. Con la nostra preghiera proprio in quelle notti contiamo di strappare un bel po’ di anime dalle grinfie di Satana…».
Già, ma come funzionano questi calendari satanici? In linea di massima si tratta di un elenco di date, da otto a venti, in cui i satanisti, ciascun gruppo a modo suo, compiono dei riti per adorare il Diavolo e ottenere in cambio – dicono - potere, fortuna e denaro. Alcune date sono legate alla tradizione pagana, altre ai culti della terra, ai movimenti del sole, altre ancora al calendario cristiano (Natale, Venerdì Santo, Pasqua), per eseguire contro-celebrazioni. Il 31 ottobre (Halloween), per esempio, è considerato il capodanno di Satana. Il 2 febbraio è la notte della Candelora durante la quale vengono consacrate le candele per i riti dei mesi successivi. Il 21 dicembre, solstizio d’inverno, è la prima notte di Tregenda (notte terribile). Il 31 luglio, poi, è uno dei momenti più importanti perché in quel giorno Satana è stato precipitato dal cielo. Massimo Introvigne, uno dei maggiori esperti sull’argomento, invita alla prudenza: «I calendari non sono utilizzati dalle grosse organizzazioni dei satanisti, ma dai gruppuscoli di dimensioni ridotte che si trovano soprattutto sul web».
Lo scorso 21 marzo, equinozio di primavera e seconda notte di Tregenda (ma per qualche satanista è anche una sorta di san Valentino Luciferino), abbiamo partecipato al momento organizzato dal Gris di Acqui, nella chiesa settecentesca di Sant’Antonio abate. Una quarantina di fedeli presenti, niente scenate o esuberanze liturgiche, molti canti, preghiere e litanie. Il vice-parroco di Acqui, don Lorenzo Mozzone, la mette subito giù dura: «Le possessioni che si verificano in seguito alla partecipazioni a questi riti sono triplicate negli ultimi anni. Preghiamo per questi nostri fratelli».
Tra i banchi c’è Alberto Capra, un informatico di 27 anni: «Sono qui perché credo che queste preghiere possano rafforzarmi nella lotta contro il Nemico che oggi usa molto anche il web. Se mi deridono? Capita, ma per testimoniare Gesù bisogna andare controcorrente…». In prima fila c’è A. F., 18 anni, che frequenta il liceo classico e sogna di diventare stilista. «Ho fede – dice - e sono qui per pregare affinché non accadano più cose così brutte…». Don Lorenzo aggiunge: «Per la dottrina cattolica il Demonio è un essere spirituale che si è ribellato a Dio. Qualcuno ha detto che il capolavoro di Satana è aver convinto i mortali della sua inesistenza. Noi non ci caschiamo…».
La chiesa è satura di incenso. Quando è tutto finito, si esce e sul piazzale si viene assaliti da un forte odore di zolfo. Inevitabile pensarlo: vuoi vedere che laggiù l’hanno presa davvero male? «Sono le nostre acque termali che zampillano dalle fontane», spiegano i fedeli.
Povero diavolo.

venerdì 14 marzo 2014

«In Quaresima digiunate da internet»

L'INVITO DEL VESCOVO PIZZIOL AI FEDELI:

          «IN QUARESIMA 

DIGIUNATE DA INTERNET»

                         ***



Quaresima ... è tempo di Amare ...


       " IN QUARESIMA aggiornerò SOLO QUESTi BLOG"

>>> leggiamolabibbia.wordpress.com >>>

                        >>> leggiamolabibbia.blogspot.it  <<<



con L'ANNUNCIO
da  il Vangelo del giorno e i commenti ... al VANGELO.

   ... gli alti Blog SONO in pausa 

                QUARESIMALE



Signore questa notte ti chiedo una cosa speciale…Trasformami in un televisore...


Un bambino pensando una preghiera,
 disse così:
Signore... Trasformami in un televisore,
 così che io possa occupare il suo posto.
 a
Signore questa notte ti chiedo una cosa speciale…Trasformami in un televisore, così che io possa occupare il suo posto.Mi piacerebbe vivere come il televisore di casa mia.In altre parole avere una stanza speciale per riunire tutti i membri della mia famiglia attorno a me.Esser preso sul serio quando parlo.Fa che io sia al centro dell’attenzione così che tutti mi prestino ascolto senza interrompermi né discutere.Mi piacerebbe provare l’attenzione particolare che riceve la televisione quando qualcosa non funziona…E tener compagnia a mio papà quando torna a casa, anche quando è stanco dal lavoro.E che la mia mamma, al posto di ignorarmi, mi cerchi quando è sola e annoiata.E che i miei fratelli e sorelle litighino per stare con me…E che possa divertire tutta la famiglia, anche se a volte non dico niente.Mi piacerebbe vivere la sensazione di chi tralascia tutto per passare alcuni momenti al mio fianco.Signore non ti chiedo molto. Solo vivere come qualsiasi televisore.
Come i Media Corrompono la Società
Il blog di Annalisa Colzi

annalisacolzi.wordpress.com/category/libri




Il blog di Annalisa Colzi

pensi mai a cosa vedono e ascoltano i tuoi figli?”pokemon, simpson, winx, pollon, Yu-gi-oh!….fabri fibra, lady gaga, rihanna…“è musica per le loro orecchie?“

COME SATANA CORROMPE LA SOCIETÀ

Annalisa Colzi ( i prossimi incontri )

 scrittrice cattolica, esperta di attualità e mass-media, propone un viaggio alla conoscenza  di come oggi i mezzi di comunicazione corrompono e ingannano i giovani sin dall’infanzia.


Il Paradiso in Terra

il Paradiso in Terra

by Berlicche
"Allora, ricapitoliamo" disse il Funzionario.Si schiarì la voce. Un sottoposto, muovendosi come un lampo, versò un bicchiere d'acqua e glielo porse. Il Funzionario lo prese, senza neanche voltarsi, e ne bevve un piccolo sorso.Schioccò la lingua. "Tutto quello che volevate, noi l'abbiamo realizzato. Avete lottato per anni contro l'aborto, ed adesso noi abbiamo abolito l'aborto."Si sedette sul bordo della scrivania. "Avete lottato per anni contro l'eutanasia, ed ora l'abbiamo proibita. Non esistono più unioni civili, e neanche matrimoni civili. Abbiamo reso obbligatorio il matrimonio religioso, e vietate persino le convivenze."Il tono era suadente, dolce. Si guardò le unghie perfettamente curate. "Omosessualità? Non esiste più, abbiamo provveduto. Niente droghe. Nessuno si ubriaca. Nessuno ruba, o uccide. Abbiamo provveduto anche ai poveri."Si tirò ancora in piedi, fece due passi verso l'uomo seduto sulla sedia."Insomma, abbiamo compiuto quello che avete sempre sognato, che avete tentato tante volte di realizzare fallendo. Il Paradiso in Terra. Ogni più piccola trasgressione è immediatamente punita ed eliminata."Sospirò. "Ed è questo che non capisco. L'ostinazione."Sbattè con forza sulla scrivania il bicchiere, che si ruppe in mille frammenti. I sottoposti guardavano costernati, incerti sul da farsi."Ancora non lo volete capire? Siete inutili. Possiamo, anzi, dobbiamo nominarci da noi i nostri sacerdoti. Voi siete indegni. Avete fallito."Accostò il viso a pochi centimetri da quello dell'uomo sulla sedia. "Inutili. Non necessari. Non avete più niente da fare. Abbiamo fatto tutto noi. Dovete solo ammetterlo. Poche parole, per certificare la grande vittoria di tutta l'umanità. Non che ce ne sia bisogno: ma anche questo è fatto per il vostro bene, come tutto quello che facciamo."L'uomo sulla sedia rimase in silenzio.Si drizzò, si massaggiò gli occhi. "Non capisco tutta questa ostinazione. La vostra battaglia è vinta. Avetete vinto, abbiamo vinto noi per voi. I vostri valori sono i nostri. Tutto ciò per cui avete combattuto. Vorremmo solo che lo riconosceste."Si chinò di nuovo sull'uomo seduto. "Ci basta un ringraziamento, un semplice riconoscere la nostra superiorità. Dopodiché potremo dichiarare sciolta la vostra ormai inutile congrega. I valori che portavate oggi sono i nostri. Non meritiamo un poco di considerazione?"L'uomo sulla sedia alzò la testa. Si passò la lingua sulla labbra gonfie e incrostate di sangue. "No, non vi adorerò mai."Il Funzionario ristette una attimo, poi scosse la testa. "Sciocchi ostinati. La vostra organizzazione non governativa, come tutte le altre, è decretata illegale. E' finita l'ora del dilettante, ormai ci siamo noi del Governo che pensiamo a tutto."Fece un cenno ai sottoposti, che afferrarono per le ascelle l'uomo seduto e lo solevarono di peso. "Nel nostro mondo perfetto non c'è posto per l'imperfetto." scandì gelidamente il Funzionario "quindi provvederemo ad eliminare i pazzi che si oppongono a questo Paradiso di cui noi siamo gli angeli. E voialtri cattolici siete i più pazzi di tutti". Sospirò ancora. "Portatemente un altro."Mentre lo facevano uscire, l'uomo si voltò "Ma qualcuno ha ceduto? C'è gente che vi ha dato la sua anima in cambio di ....questo?"Il Funzionario sogghignò. "Perché credete che saremmo qui, altrimenti?"


La bufala del vescovo che incita alla fellatio.

Bufale e pecoroni

DI AUTORI VARI
bufala

Il vescovo che dice che «il sesso orale non è peccato se si pensa a Gesù»? Una balla (e nemmeno la più grave)

di Emanuele Boffi   Tempi.it
Ma come si fa a rilanciare una balla del genere? Ieri (e ancora oggi) su molti siti italiani (Il Giornale, Libero,  Leggo, Lettera43, TGCOM - nota dell’admin)  è stata riportata la notizia che l’arcivescovo di Granada, Francisco Javier Martínez, avrebbe scritto nel libro Cásate y sé sumisa (la versione spagnola del libro Sposati e sii sottomessa di Costanza Miriano) che «il sesso orale non è peccato se si pensa a Gesù».
Gli elementi per riprendere una frase del genere ci sono tutti: un importante uomo di Chiesa, il sesso, la balordaggine che questo non sia peccato «se si pensa a Gesù». Ci si aspetterebbe, da chi fa informazione, almeno una verifica della fonte.
Ma, si sa, tira più un clic di mille carri di verifiche. E infatti è una bufala, inventata, tempo fa, da un sito satirico spagnolo (una sorta di Lercio.it o Il Vernacoliere – nota dell’admin). La frase – ripresa da un sito messicano – diventa virale, circola sul web, fa il giro di internet. È successo questa volta, come tante altre volte.
Ma questo è solo un aspetto della vicenda. Quel che, forse, dovrebbe fare ancora più riflettere è il fatto che molti siti per, diciamo così, “avvalorare” la notizia, hanno voluto ricordare ai loro lettori che Martínez è un vescovo «ultraconservatore» da sempre «contrario all’aborto». Capito come è ridotta l’informazione? Non solo scambia le panzane per notizie, ma ci vuole fare credere che anche la contrarietà all’aborto è una panzana.
*Corre la bufala del sesso orale "assolto" da un vescovo

di Rino Cammilleri

Ricordate le polemiche suscitate in Spagna dal libro di Costanza Miriano Spòsati e sii sottomessa? Richieste di messa al bando, di censura almeno sul titolo, interrogazioni parlamentari, manifestazioni di protesta contro Cásate y sé sumísa, con bersaglio, al solito, la Chiesa. I fenomeni anticlericali erano stati particolarmente virulenti a Granada, alla cui arcidiocesi sovrintende un prelato senza peli sulla lingua, Francisco Javier Martínez, già finito nel mirino per aver detto che l’aborto è un genocidio silenzioso. Definito ultraconservatore (mentre fa solo il suo mestiere di vescovo cattolico), non gliene perdonano una, tanto che nel 2007 fu condannato in tribunale a pagare un risarcimento a uno dei suoi preti che lui avrebbe «intimidito».Nei giorni della polemica contro la Miriano, la cui traduzione spagnola era stata pubblicata da un’editrice diocesana, si era mossa addirittura la ministra della sanità (con delega ai servizi sociali e all’Eguaglianza), Ana Mato, e aveva chiesto il ritiro di quel libro in quanto non condivisibile dalla «maggioranza della società». E a chi si era rivolta? Proprio al nostro arcivescovo, perché la casa editrice implicata, «Nuevo Inicio», dipendeva da lui. Naturalmente, il presule aveva educatamente mandato a quel paese sia la ministra che la pretesa «maggioranza della società» di cui lei si era autoeletta portavoce. Come al solito, quando i giacobini non riescono a prevalere per vie democratiche e legali, ricorrono alla piazza. E, se neanche con questa ottengono nulla, scatenano le loro truppe di riserva composte di nani&ballerine, comici&registi, vignettari&cantanti, i quali, avanzando sotto lo scudo della «satira», cominciano a demolire l’immagine del nemico ideologico indicato.Così, nel novembre scorso, un sito «satirico» spagnoloeljueves.es, pubblicò una foto dell’arcivescovo di Granada con accanto il libro della Miriano, mettendogli in bocca una serie di «consigli spirituali» del tipo: «Mujer, practicarás felaciones a tu marido siempre que te lo ordene. Pero cuando lo hagas, piensa en Jesús. Recuerda: ¡No eres una pervertida!». O: «Sé una mujer del siglo XXI. Practica el coito de espaldas». Penso che non ci sia bisogno di traduzione. Il sito «satirico» precisava che tali esortazioni erano contenute nel libro dell’arcivescovo di Granada, che però se lo era fatto scrivere da un’italiana. Voi direte che non fa ridere. Ma alla «satira»  di parte non interessa tanto far ridere quanto demonizzare (termine che dice tutto) e distruggere moralmente l’avversario in attesa di procedere, circostanze permettendo, a quella fisica.Ora, poiché quel che viene messo in internet ci resta per sempre, un sito messicano (stessa lingua) ha in questi giorni riesumato la storia dell’arcivescovo spagnolo che avrebbe detto: «Donne, praticate il sesso orale a vostro marito ogni volta che ve lo chiede. Ricordatevi che non è peccato se quando lo si fa si pensa a Gesù». La cosa, presa per vera, sta facendo il giro del mondo ed è stata rilanciata, in Italia, da testate non di secondo piano come TgcomLeggo e via elencando. Con l’aggiunta di qualche titolo redazionale a effetto, tipo «Chiesa spagnola nella bufera» o «Il prelato non è nuovo a questo genere di provocazioni». La bufala (si dice così in gergo giornalistico) è stata svelata dal sito qelsi.it e ci autorizza a una serie di (meste) riflessioni.Una è questa: l’arcivescovo avrebbe potuto evitare tutto ciò adendo la magistratura spagnola per chiedere la rimozione della «satira» di novembre. Senza essere sicuro di avere ragione in tribunale. Per giunta, avrebbe fatto la figura di uno che non usa la «misericordia» e, per altri versi, sarebbe finito di nuovo sulle prime pagine. Ciò avrebbe offerto magari il destro a quelli che, tra i suoi colleghi, non lo amano per chiederne il trasferimento lontano dai riflettori, così da far tornare la calma piatta. Ma c’è dell’altro: un arcivescovo non può passare le sue giornate a esplorare continuamente internet alla ricerca di (brutte) cose che lo riguardano. E’ possibile, perciò, che il Nostro non si sia nemmeno accorto della «satira» novembrina dieljueves.es.A questo punto occupiamoci dei giornali che si rimbalzano una notizia senza verificarla. Chi ha qualche dimestichezza con le redazioni sa che la fretta, talvolta isterica, vi regna sovrana: uno avvista una notizia, la comunica al suo capo il quale la giudica «carina» e autorizza a spararla in pagina. Il tutto in una manciata di secondi. E che succede quando altri avvisano che si tratta di bufala? Ahimè, è già domani e altre notizie incombono e affollano: non c’è tempo, non c’è spazio. Per carità, di cadere in equivoco può capitare a tutti quelli che fanno questo mestiere. È successo anche a me su queste colonne, ma il direttore mi ha subito chiesto rettifica e ho prontamente eseguito, scusandomi coi lettori. La differenza tra il buon giornalista e il riempi-pagine sta tutta qui. Sbagliare è umano, umanissimo; ma non cercare di rimediare, in questo campo, non è semplice trascuratezza, è molto peggio.Nel caso di monsignor Martínez è come partecipare alla lapidazione di uno che neanche si conosce, giustificandosi col dire che lo stavano facendo tutti. Se Dio esiste (ed esiste), la responsabilità morale di quelli che si occupano di «comunicazione» è spaventosa, perché si tratta dello stesso Dio che ha detto che «la lingua uccide più della spada». Ma solo i «comunicatori» cattolici credenti e praticanti invocano lo Spirito Santo prima di vergare un solo rigo. Pur sapendo, con umiltà, che neanche questo li renderà infallibili.



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Tempi.it

Francisco Javier Martínez:

 la bufala del vescovo che incita alla fellatio

La fellatio? «Non è peccato se si pensa a Gesù». Avevano scatenato non poco clamore le parole attribuite all’arcivescovo ultraconservatore diGranada Francisco Javier Martínez, rilanciate da diversi quotidiani italiani. Anche Libero aveva richiamato il caso nella prima pagina del quotidiano, spiegando come il prelato spagnolo non fosse nuovo a certe provocazioni e precisando come “sdoganasse il sesso orale“, «facendo tirare un sospiro di sollievo a tanti fedeli». Anche in rete non erano mancati i titoli ad effetto, per la strana esortazione arrivata da un uomo di Chiesa: tra chi – come TgCom – parlava di provocazione e di «Chiesa spagnola nella bufera» e chi parlava di «affermazione choc». Peccato che nessuno abbia invece controllato la fonte, per verificare se la notizia fosse vera o – come si sospettava già sui social network – soltanto l’ennesima bufala. E di fake,infatti, si tratta. Se alcuni siti avevano spiegato come la notizia non fosse stata ripresa dai maggiori quotidiani locali andalusi e spagnoli, in realtà la (presunta) notizia non era nemmeno così recente, dato che il primo a pubblicarla era stato El Jueves, già lo scorso novembre. Ma di che quotidiano si tratta? La fonte non è nient’altro che un sito satirico spagnolo.
fonte: giornalettismo.com 

giovedì 13 marzo 2014

“l’amore è molto più a forma di croce che non di cuore. Di questo annuncio il mondo ha un bisogno disperato”


Solo Dio può dire per sempre



Sul Foglio del 6 marzo Costanza Miriano scrive un articolo sul tema della famiglia, oggetto del prossimo sinodo dei vescovi. Riporto alcuni passi: “Il paradosso dell'amore è che due infiniti bisogni di essere amati si incontrano con due limitate capacità di amare. Sono domande che solo a partire dal '900 sono diventate di massa in Occidente, dove si è affermata la visione romantica dell'amore, quell'amore ideale ed emotivo che non resiste all'impatto con il reale, e che vive solo…nell'attesa mai compiuta del congiungimento (che è esattamente il motivo per cui i film finiscono al bacio finale, tendina, the end, disperazione della spettatrice che non sa mai come vivranno insieme lui e lei, se saranno felici, quanti figli avranno, mai, in nessuno dei film caposaldo dell'educazione sentimentale delle fanciulle: Cenerentola, Harry ti presento Sally, Cime tempestose, Pretty Woman e via baciando)”. “A me interessa che la Chiesa m’insegni che il cuore va educato, e che mi ricordi che l'uomo da solo non è buono, non è capace di amare, che solo Dio con la sua tenerezza infinita per l'uomo può dire per sempre, che ci si sposa in tre, io, lui e Dio, e che la fedeltà è una lotta, è non smettere di lavorare sul matrimonio, è ricondurre ogni sera lo sguardo, a volte è anche come mordere un sasso…”. E conclude: “l’amore è molto più a forma di croce che non di cuore. Di questo annuncio il mondo ha un bisogno disperato”. In sintesi: soltanto se si è di Cristo si capisce il matrimonio cristiano.

giovedì 6 marzo 2014

la Chiesa deve affrontare le sfide del “neopaganesimo” ...

Combattere il neopaganesimo



 In un intervento recente, l'arcivescovo Salvatore Fisichella, ha parlato della guarigione della nostra cultura.
*
In un sala conferenze gremita dello Hesburgh Center for International Studies presso l'Università di Notre Dame (Stati Uniti), l'arcivescovo Salvatore Fisichella ha espresso il suo pensiero sul ruolo della Chiesa nella società contemporanea. Il ritmo caloroso del suo accento italiano ha reso il suo discorso quasi musicale, affascinando gli studenti e il personale della Notre Dame con ogni esitazione sulle stranezze fonetiche della lingua inglese.
Come presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Fisichella è prudente nel preoccuparsi del linguaggio, sostenendo che la Chiesa deve affrontare le sfide del “neopaganesimo” - un umanesimo che minaccia di corrompere il significato tradizionale di concetti come l'uguaglianza e la libertà. Il suo discorso sul rapporto tra cattolicesimo e cultura è stato promosso dal Nanovic Institute for European Studies come parte della sua serie di conferenze Terrence R. Keeley Vatican Lectures, e arriva sulla scia di un incontro recente tra papa Francesco e una delegazione della Notre Dame. Il papa ha ricordato ai rappresentanti dell'università che “è essenziale una coraggiosa testimonianza delle università cattoliche nei confronti dell’insegnamento morale della Chiesa e della difesa della libertà di sostenere tali insegnamenti”.
Per monsignor Fisichella, l'imposizione del primato dell'individuo sulla società, la perdita di credibilità istituzionale e la perdita progressiva del senso religioso sono problemi che non dovrebbero essere considerati “una preoccupazione di second'ordine” per la Chiesa. A suo avviso, i cristiani sono chiamati a dare una testimonianza positiva della fede per difendere la fattibilità della società occidentale e trasformare le persone che incontrano con la Parola di Dio. “Il nostro compito principale è portare il Vangelo a tutti”.
Paragonando il secolarismo dell'era attuale alla persecuzione dei cristiani al tempo dei romani, monsignor Fisichella ha ricordato a quanti lo ascoltavano che non si deve mai scendere a compromessi con il relativismo etico e la concezione utilitaristica della persona che cerca di separare la fede dalla scena pubblica. Una separazione del genere è simile a un tipo di “schizofrenia” sociale e a una “mutazione di paradigma del pensiero”. L'arcivescovo attribuisce lo sviluppo e il pensiero storico del mondo occidentale al fatto di essere radicato nel cristianesimo, “un patrimonio vivente di cultura e di valori”. Senza la Chiesa ci sarà una società diversa, ma “una civiltà simile nascerebbe cieca e mutilata”. Per questo, ha suggerito che l'emergere di nuove leggi basate sulla ridefinizione di alcuni concetti porterà a una nuova cultura destinata alla povertà, al limite e a una debole solidarietà sociale.
Richiamando il messaggio del Santo Padre ai membri della Notre Dame, monsignor Fisichella ha identificato il ruolo fondamentale dell'istruzione superiore cattolica nella formazione di persone disposte a discernere l'obiettivo della propria vita e nella difesa contro la prevalente cultura dell'indifferenza sociale. “Un'università prima di tutto ha la responsabilità di testimoniare ciò in cui crede”.
Nel suo intervento, Fisichella ha poi sottolineato l'opzione preferenziale per i poveri e la protezione dei concepiti, contrastando l'assenza del valore oggettivo della dignità umana e del rispetto reciproco nel neopaganesimo, che vede la tolleranza “come una via a senso unico”.
“La sfida che ci attende”, ha concluso, “è un autentico progetto per una cultura della vita”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

Prostituzione e tratta,

Esiste la sottile linea rossa?


di Alicia Peressutti

“Immaginiamo per un momento che il colore bianco sia la prostituzione liberamente scelta e il colore nero sia la tratta di persone per sfruttamento sessuale: in mezzo c'è un'infinità di tipi di grigio” (1).
“Nel bianco immacolato collocheremmo quei casi che i mezzi di comunicazione di massa si impegnano a mostrarci: la ragazza universitaria che racconta le sue esperienze di prostituzione su un blog, che 'ha scelto' questa attività perché le permette di guadagnare molto denaro in poche ore di lavoro, che dice che le piace e le assicura una buona condizione economica” (2).
Ricordo le sue mani da fata. La fronte ampia e gli occhi brillanti. Ricordo quando ha acceso una sigaretta e mi ha guardato senza vedermi. La sua voce era un sussurro, con una sfumatura di lamento.
- Lo faccio perché voglio.
Ricordo che per qualche istante sono rimasta senza parole, fino a che sono riuscita a formulare una frase.
- Ti mancano dieci esami per finire Medicina, vero?
Mentre eravamo nel bar il pomeriggio è volato via, e stavo perdendo l'autobus.
Poi mi ha guardato con i suoi occhi immensi e umidi e ha iniziato a spiegare.
- Mio padre è un f. di p., mi ha violentata da quando avevo tre anni. Ora lo faccio a pagamento...
“Nei primi tratti di grigio troveremmo ...”, “una donna che è rimasta incinta durante il suo primo rapporto sessuale, che 'sceglie' di prostituirsi influenzata da sua zia (che esercitava la prostituzione) e spinta dalle necessità economiche, visto che non riusciva a mantenere degnamente sua figlia. Dice che il suo lavoro le 'piace'” (3).
Eravamo al secondo piatto e al secondo bicchiere. I bambini giocavano intorno a noi. La notte stava calando e la conversazione sembrava avere un finale annunciato.
- Guarda Ali, ti giuro che con il papà di J. ero vergine. Mi ha messo incinta e se ne è andato, e io non avevo molte scelte, capisci? Ora è così difficile uscirne... chi darebbe lavoro a una prostituta?
Uscire, fuggire con i suoi bambini sul treno delle opportunità. Con finestrelle che danno sul campo dei diritti: alla casa, al lavoro, ad essere donna, ad essere felice.
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“Nelle tonalità di grigio medie possiamo citare tantissime donne indotte dai propri compagni a entrare in questo universo di degrado” (4).
- Ali, è bruttissimo non riuscire a trovare lavoro. Quando trovo qualcosa lascio questa porcheria. Sono stanca di quei bavosi... del freddo delle notti, di non sapere se tornerò.
Parlava mentre tagliava una pasta frolla in cinquanta pezzi che sembravano moltiplicarsi. Mi guardava di lato, i suoi occhi neri mi gelavano il sangue. E codardamente ho mangiato la pasta frolla senza dire molto. Me se sono andata con la codardia che mi lambiva le ginocchia e un'angoscia sorda che mi agitava le viscere.
Nel grigio più scuro, altre donne non sono più indotte ma obbligate, e i loro mariti o fidanzati fanno le veci dei protettori. E loro non hanno altra scelta che fermarsi all'angolo mentre loro le... sorvegliano? Proteggono? (5)
I nostri figli erano grandi amici. Si erano trasferiti da qualche mese. Un pranzo era inevitabile. Si sedette al tavolo di casa e stappò una bottiglia di vino rosso che aveva portato. La domanda tagliò l'aria in due e un silenzio di tomba inondò la cucina.
- Che lavoro fai?
- Faccio lavorare la madre dei ragazzi e ho altre due donne.
Lei non alzò lo sguardo neanche per un attimo (era la madre dei ragazzi), e per me il pollo divenne troppo salato e il vino amaro.
Ho imparato molto da lui. Che i protettori non hanno anima.
I nostri figli hanno continuato ad essere amici finché non sono cresciuti e hanno seguito le orme dei genitori: suo figlio protettore, il mio paladino della lotta alla schiavitù.
Altre sfumature di grigio: le bambine o le ragazzine minorenni che sono portate su questa strada dalla madre o dal padre …(6)
Portava delle calze nere e una canottiera rosa. Comparve dal nulla. Da un autobus a lunga percorrenza. Si sedette nel cortile di casa come se fosse la decima visita. Qualcuno le parlò di me.
Prima le raccontai la mia storia. Dopo tirò fuori un fazzoletto con le margherite e iniziò il suo racconto.
- Mia madre mi ha venduto a 13 anni lì in Paraguay. Fino ai 23 ha ricevuto denaro per me. Poi è nato il mio bambino handicappato e io ho chiesto tutto il denaro che mi spettava. Ora mio figlio è morto e io sono fuggita. Non ho un posto dove andare né un motivo per vivere...
“Quelle che sono state reclutate da qualcuno che probabilmente 'ha fatto loro da fidanzato' e ha promesso loro un lavoro da modella o da barista... Quelle che sono rinchiuse nel bordello, che non possono lasciare l'attività perché si sentono minacciate... Sicuramente ci sono più sfumature di grigio se le vogliamo immaginare” (7).
“Nel colore nero ci sono la bambina, la donna che è stata sequestrata, drogata, minacciata con la vita dei suoi figli o con l'integrità di altri membri della sua famiglia” (8).
Il pomeriggio in cui è apparsa nella mia vita ho sentito che volevo adottarla. In realtà vorrei adottarle tutte... ma sarebbe egoista, meschino, devono iniziare una vita nuova nella quale io non entro, perché appartengo alla loro vita di prima.
Volevo adottarla comunque. Era così fragile, come una colomba con le ali bagnate. Poi ho capito che le aveva rotte, come l'anima.
L'avevano portata in Spagna. Ogni giorno che ci ha passato è invecchiata di cento. Quando l'hanno trovata (per caso per un problema di documenti) era una morta vivente.
Nella valigia si portava un'anoressia atroce e una dipendenza dalla cocaina che la conduce all'inferno.
Bambina mia, chi è il maledetto che ti ha divorato la giovinezza in un boccone e ti ha lasciato questo inferno nell'anima e questa tortura nel corpo?
Ha già provato a suicidarsi sei volte. Forse la settima sarà l'ultima.
“Dov'è la linea che divide prostituzione e tratta, quella che discrimina tra la prostituzione 'buona' e accettabile e quella 'cattiva', che non è altro che violenza, degrado, violazione dei diritti?” (9)
Invito chi mi dice che la prostituzione è un lavoro a offrirlo a sua moglie, a sua madre, sua sorella o sua figlia. Poi ci siederemo a bere e a filosofare.

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Dall'1 al 9, fonte: intervento “La prostituzione a nudo”
María Rosa Basbus, Claudia Bossi, Dora Faigenbaum, María Eugenia Otero, María Elena González Romero, Natalia Rodríguez, Patricia Sánchez.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]



mercoledì 5 marzo 2014

14 ragioni per... 'NON ' CONFESSARMI IN QUESTA QUARESIMA.

14 RAGIONI PER...





Ce n'è qualcuna che non hai sentito, o anche pensato?

-Chi è il prete per perdonare i peccati?-
Solo Dio può perdonarli. Sappiamo che il Signore ha dato questo potere agli apostoli (Gv 20,23); questa argomentazione, tra l'altro, l'ho già letta... proprio nel Vangelo: lo dicevano i farisei, indignati, quando Gesù perdonava i peccati (cfr. Mt 9, 1-8).
-Io mi confesso direttamente con Dio, senza intermediari-
Fantastico... ma c'è qualche “però” da considerare... Come sai che Dio accetta il tuo pentimento e ti perdona? Senti qualche voce celestiale che te lo conferma?
-Come sai che sei in condizione di essere perdonato? -
Ti renderai conto che la cosa non è così semplice... Una persona che ruba in una banca e rifiuta di restituire il denaro, per quanto si confessi direttamente con Dio o con un sacerdote, se non ha intenzione di riparare al danno commesso – in questo caso restituire il denaro – non può essere perdonata... perché non vuole “disfarsi” del peccato.Dall'altro lato, questa argomentazione non è nuova: quasi 1600 anni fa, Sant'Agostino replicava a chi diceva lo stesso: “Nessuno pensa: io opero privatamente, di fronte a Dio... È senza motivo che il Signore ha detto: 'Ciò che legherete in terra sarà legato in cielo'? Alla Chiesa sono state date le chiavi del Regno dei Cieli senza necessità? Procedendo così frustriamo il Vangelo di Dio, rendiamo inutile la parola di Cristo”.
-Perché devo dire i miei peccati a un uomo come me?-
Perché quell'uomo non è un uomo qualsiasi: ha il potere speciale di perdonare i peccati (il Sacramento dell'Ordine). È questo il motivo per cui devi andare da lui.
-Perché devo dire i miei peccati a un uomo che è peccatore come me?-
Il problema non sta nella “quantità” di peccati: se sia meno peccatore di te, uguale o di più... Non ti confesserai perché è santo e immacolato, ma perché ti può dare l'assoluzione, un potere che ha per il Sacramento dell'Ordine, e non per la sua bontà. È una fortuna – in realtà una disposizione della saggezza divina – che il potere di perdonare i peccati non dipenda dalla qualità personale del sacerdote, cosa che sarebbe terribile, visto che non si saprebbe mai chi è sufficientemente santo per perdonare. Il fatto inoltre che sia un uomo e in quanto tale abbia peccati facilita la confessione: proprio perché conosce sulla propria pelle cosa vuol dire essere debole può capirti meglio.
-Mi vergogno-
È logico, ma bisogna superare la vergogna. C'è un fatto verificato a livello universale: quanto più ti costa dire qualcosa, tanto maggiore sarà la pace interiore che raggiungerai dopo averla detta. E costa proprio perché ti confessi poco; facendolo frequentemente vedrai come supererai quella vergogna.Non credere poi di essere tanto originale... Il sacerdote ha già ascoltato migliaia di volte quello che gli dirai. A questo punto della storia, è difficile credere di poter inventare peccati nuovi. E poi non dimenticarti di quello che ci ha insegnato un grande santo: il Demonio toglie la vergogna per peccare, e la restituisce aumentata per chiedere perdono. Non cadere nella sua trappola.
-Confesso sempre le stesse cose-
Non è un problema. Bisogna confessare i peccati commessi, ed è abbastanza logico che i nostri difetti siano sempre più o meno gli stessi. Sarebbe terribile cambiare costantemente i propri difetti; quando ti fai il bagno o lavi i vestiti, non ti aspetti che appaiano macchie nuove che non avevi mai avuto prima; la sporcizia è più o meno sempre dello stesso tipo. Per voler essere puliti basta voler rimuovere il sudiciume... indipendentemente da quanto sia originale oppure ordinario.
-Confesso sempre gli stessi peccati-
Non è vero che sono sempre gli stessi peccati: sono diversi, anche se sono dello stesso tipo. Se insulto mia madre dieci volte, non si tratta dello stesso insulto, è sempre diverso; così come non è lo stesso uccidere una persona o dieci: se ho assassinato dieci persone non è lo stesso peccato, ma sono dieci omicidi distinti. I peccati precedenti mi sono già stati perdonati; ora ho bisogno del perdono dei “nuovi”, ovvero di quelli commessi dall'ultima confessione.
-Confessarmi non serve a nulla, continuo a commettere i peccati che confesso-
Lo scoraggiamento può indurre a pensare: “Confessarmi o no è lo stesso, non cambia nulla, tutto resta uguale”. Non è vero. Il fatto che uno si sporchi non fa concludere che lavarsi sia inutile. Chi si fa il bagno tutti i giorni si sporca ugualmente tutti i giorni, ma grazie al fatto di lavarsi non accumulerà sporcizia e potrà essere pulito. Succede lo stesso con la confessione. Se c'è una lotta, anche se si cade, il fatto di togliersi i peccati di dosso rende migliori. È meglio chiedere perdono che non chiederlo. Chiedere perdono ci rende migliori.
-So che peccherò di nuovo, il che dimostra che non sono pentito-
Dipende... L'unica cosa che Dio mi chiede è che sia pentito del peccato commesso e che ora, in questo momento, sia disposto a lottare per non commetterlo di nuovo. Nessuno chiede di impegnare il futuro che ignoriamo. Cosa succederà tra quindici giorni? Non lo so. Mi viene chiesto di essere sinceramente deciso, davvero, ora, a rifiutare il peccato. Il futuro va lasciato nelle mani di Dio.
-E se il confessore pensa male di me?-
Il sacerdote è lì per perdonare. Se penserà male sarà un problema suo del quale dovrà confessarsi. Tende sempre a pensare bene: valorizza la tua fede (sa che se sei lì a raccontare i tuoi peccati non è per lui, ma perché credi che egli rappresenti Dio), la tua sincerità, la tua voglia di migliorare...Suppongo che ti renderai conto del fatto che sedersi ad ascoltare peccati gratuitamente per ore non si fa se non per amore delle anime. Per questo se ti dedica del tempo, se ti ascolta con attenzione, è perché vuole aiutarti e gli importa di te. Anche se non ti conosce ti valorizza abbastanza da volerti aiutare ad andare in Cielo.
-E se il sacerdote poi racconta a qualcuno i miei peccati?-
Non ti preoccupare di questo. La Chiesa cura tanto questo fatto da applicare la pena più grande che esista nel Diritto Canonico – la scomunica – al sacerdote che si azzarda a rivelare quanto ha appreso durante la confessione. Ci sono martiri per il sigillo sacramentale: sacerdoti che sono morti per non rivelare il contenuto della confessione.
-Sono pigro-
Può essere vero, ma non credo che sia un vero ostacolo, perché è abbastanza facile da superare. È come se uno dicesse che non si fa il bagno da un anno perché è pigro...
-Non ho tempo-
Non credo che tu pensi davvero che negli ultimi mesi non hai avuto dieci minuti a disposizione per confessarti. Vogliamo fare un paragone con le ore di televisione che hai visto nello stesso periodo? Moltiplica il numero di ore quotidiane per il numero di giorni.
-Non trovo un sacerdote-
I sacerdoti non sono una razza in via di estinzione, ce ne sono a migliaia. Come extrema ratio, cerca sull'elenco il numero di telefono della tua parrocchia; se non sai come si chiama, cerca la diocesi, sarà più semplice. In questo modo potrai sapere, in tre minuti al massimo, il nome di un sacerdote con il quale confessarti, e prendere anche un appuntamento per non dover aspettare.
fonte: Aleteia 

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