Sto correndo veloce al limite della nebbia. La pietra per finire. Si avvicina sempre di più quel cielo da cui dicono che sono arrivata.
Non posso dire di ricordarmene. A me sembra di essere emersa in questo mondo, alla luce, da profondità senza fine. Dal buio. E, da subito, mi sono trovata circondata da sorelle.
Corriamo, corriamo. A volte più veloci, a volte più lente.
Una volta mi sono fermata a lungo in un posto tranquillo. Pensavo sarei rimasta lì per sempre, impegnata in pigre rivoluzioni tra l'aria e la terra. Finché mi sono trovata ancora a muovermi in direzione sconosciuta, verso una destinazione che non conosco.
Una corrente misteriosa governa il mio destino. Non ci posso fare niente. Mi trascina, gravità ineluttabile, oltre ogni mio sforzo o desiderio.
Ed ora il terreno sembra svanire da sotto di me. Si avvicina, sempre più rapido, un confine fatto di rombo impetuoso e vento, oltre il quale non riesco a vedere. Alcune mie sorelle sostengono che oltre il nulla ci aspetta, il completo oblio. La non esistenza.
Sciocco, attendere qualcosa di diverso.
Ma io non riesco a rassegnarmi. Sogno che cadrò, in cristallina sospensione, insieme con le mie compagne di viaggio. Cadrò verso qualcosa che ci attende e che non so dire, che non so vedere perché niente torna indietro da quella soglia.
Io immagino qualcosa di immenso, dove possa ritrovarmi con tutte le sorelle che ho perso durante questo viaggio. Forse un grembo accogliente oltre la mia esperienza e comprensione, che ci contenga tutte, qualcosa che non riesco a spiegare.
Non ho abbastanza parole. Perché sono quello che sono.
Una goccia che corre.
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