Ci affezioniamo alle persone, agli animali, alle cose. Perfino le macchine inanimate sembrano, con il tempo, acquistare una sorta di vita, di personalità.Ma tutte le cose finiscono. Viene il giorno che si sa essere l’ultimo. Non si torna indietro, quello che adesso è diventerà passato, poi ricordo, poi svanirà dalla memoria scolorandosi piano.E prende una sorta di malinconia, di tristezza, perché è parte dell’essere uomini la riluttanza a lasciare andare le cose. Vorremmo tenercele tutte strette, per sempre, anche se non è possibile.Se solo riflettessimo, sapremmo che ogni atto, ogni azione è la fine di qualcosa. E’ un atto irripetibile, unico, e non tornerà. Il suo attimo è speso per sempre. Ogni istante, ogni cosa finisce.Ma voltiamoci dall’altra a guardare. Ogni cosa, ogni istante, inizia.
« Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è quello di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago. » (C.S. Lewis, Le lettere di Berlicche, pag. 3. NB: Berlicche [ber-lìc-che] o berloc s.m. pop. Diavolo. Di Malacoda si sa che è un diavolo inventato da Dante.
martedì 28 aprile 2015
L’altro lato della malinconia.
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