C. S. Lewis.
LE LETTERE DI BERLICCHE.
A cura di ALBERTO CASTELLI.
Titolo dell'opera originale: "The Screwtape Letters".
Copyright Arnoldo Mondadori Editore.
Prima edizione ÆQUADERNI DELLA MEDUSAØ: Marzo 1947.
Seconda edizione B. M. M.: Novembre 1950.
Su concessione Arnoldo Mondadori Editore.
PRESENTAZIONE.
C. S. Lewis, professore nel Collegio della Maddalena di Oxford, era
noto agli studiosi soprattutto per il volume, pubblicato dieci anni
fa, dal titolo "L'Allegoria dell'Amore", un vasto studio sulla
spiritualitÖ della letteratura medioevale e, sempre nel campo
prevalentemente letterario, per ricerche di minor vastitÖ, alcune
delle quali condotte sui rapporti della poesia italiana del Trecento
con la poesia inglese.
Ora egli ä universalmente conosciuto come "l'Autore delle 'Lettere di
Berlicche'". Anche quest'opera si puï considerare come un'allegoria
dell'amore. Se non che, mentre nella prima l'attenzione dello studioso
si era concentrata in primo luogo sui poemi umani che avevano trovato
le pió significative espressioni nel sogno del "Romanzo della Rosa"
per l'amore terreno, carnale, sensuale, e in quello della "Commedia"
per l'amore celeste, spirituale, mistico, nell'allegoria pió recente
si vuole tendere ad un accostamento pió diretto della sorgente stessa
dell'amore. E di quella dell'odio.
Infatti Berlicche, che nella lettera 14 aveva scritto: ÆNon dobbiamo
mai dimenticare ciï che ä il tratto pió repellente e inesplicabile del
nostro Nemico: Egli ama veramente quei bipedi spelati che ha creato, e
sempre restituisce con la destra ciï che ha tolto con la sinistraØ, si
dimostra pentito, nella 19 di codesta affermazione, che si era
lasciato sfuggire "per pura inattenzione" e si corregge scrivendo
espressioni come le seguenti: ÆMa questo [cioä che Dio veramente ami
gli uomini], si sa, ä un'impossibilitÖ. Egli ä un essere, ed essi sono
distinti da Lui. Il loro bene non puï essere il Suo bene. [Le lettere
precedenti, sulla concezione dell'amore come lo vede Berlicche,
chiariscono queste parole.] Tutte le sue chiacchiere intorno all'amore
debbono essere una maschera di qualcos'altro. Egli deve avere qualche
vero motivo per crearli e per disturbarsi tanto per loro... Membri
della Sua fazione hanno ammesso frequentemente che se mai riuscissimo
a comprendere ciï che Egli intende per Amore, la guerra sarebbe finita
e noi rientreremmo in Cielo. Il grande compito sta tutto qui! Noi
sappiamo che Egli non puï veramente amare; nessuno lo puï; non ha
senso. Se noi potessimo soltanto scoprire ciï che veramente ä il suo
scopo!Ø.
E' su questo motivo che vengon svolti tutti i temi delle "Lettere". Il
Lewis lavora alla trama dell'insegnamento ascetico tradizionale (non
si deve dimenticare la sua educazione medioevale) e i tre fili
principali del suo ordito sono il Mondo, la Carne e il Demonio.
Berlicche tenta di imporli all'anima attraverso le direttive che
imparte al Diavolo Custode, Malacoda, affinchÇ ogni manifestazione
della vita, dal pensiero alla preghiera, dall'amore alla garbatezza,
dal gioco alla vita sociale, dal piacere di qualsiasi genere alla
costrizione del lavoro del tempo di guerra, venga distorta e fatta
servire allo scopo diabolico. ÆEgli [il Nemico Dio]Ø si scrive nella
lettera 8 Ævuol proprio riempire l'universo di una quantitÖ di
nauseanti piccole imitazioni di Se stesso - creature la cui vita, in
miniatura, sarÖ qualitativamente come la Sua. Noi vogliamo mandre, che
finiranno col diventar cibo; Egli vuole servi che diverranno in fine
figliuoli. Noi vogliamo assorbire, Egli vuol concedere in abbondanza.
Noi siamo vuoti e vorremmo riempirci; Egli possiede la pienezza e
trabocca. La nostra guerra ha per scopo un mondo nel quale il Nostro
Padre Laggió abbia attratto a sÇ tutti gli altri esseri; il Nemico
vuole un mondo pieno di esseri uniti a Lui ma sempre distinti.Ø
Ognun vede come motivo e temi siano tanto essenziali e delicati ed
insieme tanto naturali ed elementari e come d'altra parte la cornice e
la costruzione siano per un verso cosç comuni ed usate e per l'altro
cosç nuove e originali che l'idea di presentare l'insegnamento e la
vita cristiana attraverso le parole di un diavolo avrebbe potuto
risolversi, se non fosse stata trattata dalla mano di un grande
artista, in pagine di banale semplicismo o di sensazionalitÖ a poco
prezzo. Invece le "Lettere di Berlicche" raggiungono la semplicitÖ
della grande bellezza presentando sotto l'implacabile luce della
precisa e fredda logica dell'odio l'ardente ricchezza della vita
cristiana.
Negli altri suoi libri di carattere religioso e morale (prima che
uscissero le "Lettere" il pió importante di essi fu "Il problema del
Dolore"), C. S. Lewis ci rivela con molta delicatezza che era stato
ateo, che poi ci fu un tempo in cui cominciï a "temere che il
Cristianesimo fosse vero" e che ora egli appartiene alla Chiesa
d'Inghilterra. La storia allegorica della sua finale accettazione del
Cristianesimo attraverso l'esame dei vari movimenti spirituali, venne
raccolta nelle pagine alle quali, richiamandosi al "Pilgrim's
Progress" di John Bunyan, diede il titolo: "The Pilgrim's Regress"
("Il Ritorno del Pellegrino").
ApparirÖ chiaro dalle "Lettere di Berlicche" che egli aderisce a quel
ramo dell'anglicanesimo che si chiama "Chiesa Alta" vale a dire a
quello che pió si avvicina sia nelle credenze sia nelle forme esterne
del culto alla Chiesa Madre anche dell'Inghilterra, alla Chiesa
cattolica. Qui meglio che negli altri suoi scritti il Lewis ä in
generale riuscito in ciï che pió d'una volta promette di voler fare,
vale a dire di mostrare ciï che "tutti i cristiani di tutte le Chiese
sono d'accordo nell'ammettere". Veramente egli accetta molti punti
importantissimi di dottrina che alcuni, anche fra le persone
costituite in gerarchia nella Chiesa d'Inghilterra, non professano.
Nelle "Lettere" sarÖ agevole riscontrare come egli sia esplicito e
sicuro nella fede sul dogma della Santissima TrinitÖ e
sull'Incarnazione come sugli insegnamenti della Chiesa relativi al
Purgatorio e agli Angeli custodi.
In uno dei volumetti che raccolgono i suoi discorsi radiofonici ecco
come si esprime (riecheggiando forse la seconda parte dell'"Uomo
Eterno" di Chesterton) a proposito della DivinitÖ di Cristo: ÆSto
sforzandomi a questo punto di impedire che si ripeta quella
sciocchezza che si sente spesso dire nei Suoi riguardi: "Son disposto
ad accettare Gesó come un grande maestro di morale ma non accetto la
Sua pretesa di essere Dio". Questa ä proprio quella cosa che non
dobbiam dire. Un uomo che essendo unicamente uomo avesse detto quelle
cose che Gesó ha detto non sarebbe un grande maestro di morale. O
sarebbe un pazzo - sullo stesso livello di quei che affermano di
essere uova affogate - oppure sarebbe il Demonio dell'Inferno. Bisogna
decidersi. O quest'uomo fu ed ä il Figlio di Dio: oppure fu un matto o
qualcosa di peggio. Potete segregarlo come un mentecatto, potete
sputargli addosso o anche ucciderlo come demonio; come potete gettarvi
ai suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio. Ma non facciamoci avanti ad
asserire con assurda condiscendenza che Egli ä un grande maestro di
moraleØ.
Mi si disse di recente in Inghilterra che il prestigio di Lewis a
Oxford ä paragonabile soltanto a quello che vi ebbe Newman circa un
secolo fa. E' un grande dono di Dio, come una grande responsabilitÖ,
sia esser chiamato ad esercitare sia esser invitati a raccogliere
l'influsso di tale prestigio.
a J. R. R. Tolkien.
e
a Mons. F. Olgiati.
ÆIl modo migliore pa scacciare il Diavolo, se non vuoi cedere ai testi
della Scrittura, ä di deriderlo e d'insultarlo, poichÇ egli non puï
sopportare la beffa.Ø
LUTERO.
ÆIl Diavolo... quello spirito orgoglioso... non puï tollerare di venir
canzonato.Ø
TOMMASO MORO.
PREMESSA.
Non ho intenzione di narrare come mi capitï nelle mani la
corrispondenza che offro ora al pubblico.
Vi sono due errori uguali ed opposti nei quali la nostra razza puï
cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno ä di non credere alla loro
esistenza. L'altro di credervi, e di sentire per essi un interesse
eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e
salutano con la stessa gioia il materialista e il mago. Quel genere di
scrittura convenzionale usato in questo libro puï esser facilmente
imparato da chiunque ne abbia una volta appreso il congegno; ma le
persone malevoli ed eccitabili che potrebbero farne un uso cattivo,
non l'apprenderanno da me.
I lettori sono pregati di ricordare che il Demonio ä un bugiardo. Non
si deve ritener vero, neppure dal suo punto di vista tutto ciï che
Berlicche dice. Io non ho fatto alcun tentativo per identificare l'uno
o l'altro degli esseri umani ricordati nelle lettere; ma ritengo che
non sia probabile che ritratti come quelli, ad esempio, di P. Spike e
della madre del paziente, siano del tutto ingiusti. V'ä un modo di
pensare pieno di desiderio all'Inferno come sulla Terra.
Infine dovrei aggiungere che non ä stato fatto nessuno sforzo per
stabilire la cronologia delle lettere. Il numero 17 si presenta come
scritto prima che il razionamento diventasse una cosa preoccupante; ma
in generale il metodo diabolico di datare par che non abbia relazione
con il tempo terrestre e io non mi sono sforzato di riprodurlo. La
storia della Guerra Europea, eccetto nei casi sporadici in cui
interferisce nella condizione spirituale di un essere umano, ä
evidente che non interessava Berlicche.
C. S. LEWIS.
MAGDALEN COLLEN
5 luglio 1941.
1.
Mio caro Malacoda,
ho notato quanto mi dici sull'opportunitÖ di dirigere le letture del
paziente sottoposto alla tua cura, e di far sç che il pió spesso
possibile stia in compagnia di quel suo amico materialista. Ma non ti
pare di essere un pochino ingenuo? Le tue parole fan pensare che tu
sia d'opinione che la DISCUSSIONE sia il metodo per tenerlo lontano
dalle grinfie del Nemico. Avrebbe potuto essere cosç se egli fosse
vissuto alcuni secoli fa. A quei tempi gli uomini avevano una
coscienza ancora abbastanza chiara di quando una cosa veniva provata e
di quando no; e, se gli argomenti eran convincenti, la credevano
veramente. Mantenevano ancora una relazione fra il pensare e l'agire,
ed eran pronti, come risultato di una serie di ragionamenti, a mutar
vita. Ma, un po' per mezzo della stampa settimanale, un po' con altre
armi, siamo riusciti in gran parte a mutar questo stato di cose. Il
tuo giovanotto ä stato abituato, fin da ragazzo, ad avere nella testa
una dozzina di filosofie irriconciliabili fra di loro, che danzano
insieme allegramente. Non considera le dottrine come, in primo luogo,
"vere" o false", ma come "accademiche" o "pratiche", "superate" o
"contemporanee", "convenzionali" o "audaci". Il gergo corrente, non la
discussione, ä il tuo alleato migliore per tenerlo lontano dalla
Chiesa. Non perder tempo nel tentare di fargli pensare che il
materialismo ä VERO! Mettigli in mente che ä forte, o robusto, o
coraggioso - che ä la filosofia del futuro. E' di questo che si
preoccupa.
Il male della discussione ä che essa convoglia tutta la lotta sul
terreno del Nemico. Anche Lui sa discutere; mentre in quel genere di
propaganda veramente pratica, alla quale sto accennando, Egli si ä
dimostrato, da secoli, di molto inferiore al Nostro Padre che sta
Laggió. Il fatto stesso di discutere sveglia la ragione del tuo
paziente, e, una volta che sia sveglio, chi puï prevedere i risultati
che potrebbero seguire? Anche se in qualche caso specifico un seguito
di ragionamenti puï esser distorto in modo da farlo finire in nostro
favore, t'accorgerai d'aver rafforzato nel tuo paziente l'abito fatale
di prestar attenzione ai problemi universali e di allontanarlo dalla
corrente delle immediate esperienze sensibili.
Il tuo lavoro dev'essere quello di fissar la sua attenzione su questa
corrente. Insegnagli a chiamarla "la realtÖ della vita", senza
permettere che si chieda che cosa intende dire quando dice "realtÖ".
Ricordati che non ä, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto
uomo (Ah! quell'abbominevole vantaggio del Nemico!) tu non puoi capire
come gli uomini sian schiavi dell'urgenza delle cose ordinarie. Io
avevo una volta un paziente, un ateo ben saldo, che era solito recarsi
a studiare nella biblioteca del Museo Britannico. Un giorno, mentre
stava leggendo, m'accorsi che un certo filo del pensiero cominciava a
prender una direzione sbagliata. Il Nemico, naturalmente, gli fu in un
attimo al fianco. Prima che riuscissi a raccapezzarmi, vidi che il mio
lavoro di venti anni cominciava a barcollare. Se, perdendo la testa,
mi fossi messo a tentare una difesa per mezzo di una discussione,
sarebbe stata finita per me. Ma io non sono cosç sciocco. Senza perder
tempo colpii quella parte che in lui era pió d'ogni altra sotto il mio
controllo, e suggerii che era giunto ormai il tempo di andar a fare un
po' di colazione. Il Nemico, ä presumibile, (poichÇ sai che non ä mai
PROPRIO possibile riuscire ad afferrare ciï che Egli dice loro!) fece
a sua volta la contro-insinuazione che ciï che stava pensando era pió
importante della colazione. Almeno io penso che la Sua linea sia stata
questa, perchÇ, quando io osservai: ÆPerfettamente. Anzi, ä TROPPO
importante perchÇ ci s'accinga a trattarne sul mezzogiornoØ, il volto
del paziente s'illuminï considerevolmente; ed io non feci in tempo ad
aggiungere: ÆMolto meglio tornare dopo pranzo, e trattar l'argomento
con mente frescaØ, che era giÖ a mezza strada verso la porta. Una
volta sulla via la battaglia fu vinta. Gli mostrai il giornalaio che
gridava le notizie delle edizioni pomeridiane, e un autobus, il Numero
73, che passava, e prima che giungesse in fondo ai gradini riuscii a
convincerlo pió che mai che, siano pur strane fin che si vuole le idee
che sorgono in capo quando si ä chiusi da soli con i propri libri, una
dose salutare di "realtÖ della vita" (e con ciï intendeva dire
l'autobus e il giornalaio) bastava per dimostrargli che "tutte quelle
robe" semplicemente non potevano essere vere. Sapeva di essersela
cavata per poco, e pió tardi provava un gran gusto nel parlare di
Æquel senso inespresso della realtÖ che ä la nostra ultima
salvaguardia contro le aberrazioni della logica puraØ. Ora egli ä al
sicuro nella casa di Nostro Padre.
Capisci ora ciï che voglio dire? Grazie a quei procedimenti che
abbiamo cominciato a far operare in loro secoli fa, per loro ä ormai
quasi impossibile credere a ciï che non ä ordinario, mentre ciï che ä
ordinario gli sta davanti agli occhi. Continua a battere il chiodo
della ORDINARIETA' delle cose. Soprattutto guardati bene dal fare il
tentativo di usar della scienza (voglio dire delle vere scienze) come
di una difesa contro il Cristianesimo. Quelle scienze altro non
potrebbero fare che incoraggiarlo a pensare alle realtÖ che non puï
toccare nÇ vedere. Sono avvenuti tristi casi fra i moderni studiosi di
fisica. Se deve guazzar nella scienza, mantienilo nell'economia e
nella sociologia; non permettere che s'allontani da quell'impagabile
ÆrealtÖ della vitaØ. L'ideale ä, naturalmente, di non fargli leggere
neppure una riga di veramente scientifico, ma di infondergli l'idea
generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza, e che ogni cosa
che gli avvenga di raccogliere in conversazioni casuali o nelle
letture ä "i risultati della moderna investigazione". Ricordati bene
che il tuo dovere ä di ubriacarlo. Dal modo con il quale alcuni di voi
giovani demoni parlate si potrebbe pensare che la nostra occupazione
sarebbe quella d'INSEGNARE!
Tuo affezionatissimo zio
BERLICCHE.
31.
Mio caro, mio carissimo Malacoda,
mio pupattolo, mio gattino, ti sbagli di grosso venendo piagnucoloso,
ora che tutto ä perduto, a chiedermi se i termini affettuosi che io ti
indirizzavo non significavano nulla fin dall'inizio. Tutt'altro! Sta'
sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili come
due piselli. Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu
(sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza
consiste nel fatto che io sono il pió forte. Io penso che ora ti
daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sç! Non mi
son mai cibato di un bocconcino pió squisito Ti sei lasciato sfuggire
dalle dita un'anima. L'urlo della fame resa pió acuta per quella
perdita riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel Regno del
Rumore gió gió fino al trono.
Il solo pensiero mi fa impazzire. So benissimo che cosa avvenne
nell'istante che te lo strapparono di mano! Subitamente i suoi occhi
videro chiaro (nevvero?) ed egli ti vide per la prima volta, e
riconobbe la parte che tu avevi avuto in lui e vide che tu non l'avevi
pió. Pensa soltanto (e sia questo l'inizio della tua agonia) ciï che
egli pensï in quell'istante; come se fosse caduta la crosta da una
vecchia piaga, come se egli fosse emerso da un erpete spaventoso
simile a una conchiglia, come se si fosse sbarazzato per sempre di una
veste sozza e fracida che gli s'appiccicava addosso. Per l'Inferno, ä
tormentoso abbastanza vederli, nei loro giorni mortali, togliersi i
vestiti che s'erano sporcati e che erano scomodi e diguazzare
nell'acqua calda e mandar fuori piccoli grugniti di piacere stirandosi
le membra riposate. E che dire, dunque, di codesta spogliazione
finale, di codesta purificazione?
Pió ci si pensa e peggiori si diventa. Ci ä riuscito tanto facilmente!
Senza scoraggiamenti crescenti, senza sentenza del medico, senza casa
di salute, senza sala operatoria; liberazione pura, istantanea. Per un
momento sembrava fosse tutto il nostro mondo; l'urlo delle bombe, il
precipitare delle case, il puzzo e il sapore degli alti esplosivi
sulle labbra e nei polmoni, i piedi che bruciavano dalla stanchezza,
il cuore agghiacciato dagli orrori, il cervello che vacillava, le
gambe doloranti; un attimo dopo tutto ciï era sparito, sparito come un
brutto sogno, che non conterÖ pió nulla, mai. Sciocco sconfitto
superato dalle manovre avversarie! Hai notato quanto naturalmente -
come se fosse nato per questo il verme nato dalla terra entrï nella
nuova vita? Come tutti i suoi dubbi, in un batter d'occhio, divennero
ridicoli? Io so che cosa quella creatura stava dicendosi! ÆSç.
Naturalmente. E' stato sempre cosç. Tutti gli orrori hanno seguito lo
stesso corso, diventando sempre peggiori, costringendoti in una specie
di collo di bottiglia finchÇ, proprio nel momento che pensavi di dover
essere schiacciato, ecco! eccoti fuori delle strettoie, ecco d'un
tratto tutto a posto. L'estrazione si fece sempre pió dolorosa, ma poi
il dente eccolo estratto. Il sogno si fece incubo, e allora ti
svegliasti. Si muore, si continua a morire, e poi eccoti al di lÖ
della morte. Come ho mai potuto dubitare di ciï?Ø
Come vide te, vide anche Loro. So come avvenne. Ti ritraesti
vacillante, stordito e accecato, colpito da loro pió che lui non fosse
mai stato colpito dalle bombe. La degradazione di tutto ciï! - che
questa cosa qui, di terra e di fango, potesse levarsi ritto in piedi e
conversare con gli spiriti al cospetto dei quali tu, spirito, non
potevi che accasciarti pauroso. Forse avevi sperato che lo spavento e
la singolaritÖ della cosa avrebbe mandato in pezzi la sua gioia. Ma
qui sta la maledizione; gli däi sono cose insolite agli occhi mortali,
eppure non lo sono. Egli non aveva la pió debole idea fino ad allora
del loro aspetto, e perfino dubitava della loro esistenza. Ma al primo
vederli conobbe che li aveva sempre conosciuti e comprese la parte che
ciascuno di loro aveva avuto per molte ore nella sua vita, mentre egli
si era creduto solo, tanto che ora poteva rivolgersi a loro, a
ciascuno di loro, e chiedere, non: "Chi sei tu?", ma: "Eri TU,
adunque, per tutto il tempo?". Tutto ciï che essi erano e ciï che
dicevano in questo incontro risvegliava delle memorie. La confusa
coscienza di amici che gli stavano intorno, che aveva ossessionato le
sue solitudini fin dall'infanzia, trovava finalmente la spiegazione,
quella musica che si percepiva al centro di ogni esperienza pura, e
che sempre, all'ultimo momento, era sfuggita dalla memoria, si
ritrovava ora finalmente. Il riconoscimento lo fece disinvolto in loro
compagnia quasi prima che le membra del suo corpo s'acquetassero. Solo
tu fosti lasciato da parte.
E vide non soltanto Loro; vide anche Lui. Questo animale, questa cosa
generata in un letto, potÇ posare il suo sguardo su di Lui. Ciï che
per noi ä fuoco accecante, soffocante, ä per lui luce rinfrescante, ä
la stessa chiaritÖ, e porta le forme d'un Uomo. Ti piacerebbe, se tu
potessi, interpretare la prostrazione del paziente alla sua Presenza,
l'aborrimento di sÇ e la profonda conoscenza dei suoi peccati (sç,
Malacoda, una conoscenza pió chiara della tua), mettendo tutto ciï in
confronto con le sensazioni soffocanti e paralizzanti che provi tu
quando t'incontri con l'aria mortale che spira dal cuore del Cielo. Ma
tutto ciï ä un nonsenso. Forse avrÖ ancora da sopportare dei dolori,
ma essi "abbracciano" quei dolori. Non li baratterebbero per nessun
piacere terreno. Tutti i piaceri del senso, o del cuore, o
dell'intelletto, con i quali potevi un giorno averlo tentato, perfino
i piaceri della stessa virtó, gli sembrano ora, al paragone, non
diversi da come apparirebbero le quasi nauseanti attrazioni di una
sgualdrina truccata a colui che si sente dire che la sua fidanzata, la
donna che aveva veramente amato per tutta la vita e che aveva creduta
morta, ä lç, ora, alla porta. Egli ä ora sollevato in quel mondo dove
il dolore e il piacere prendono valori oltre quelli finiti, e dove
tutta la nostra aritmetica viene sgomentata.
Ancora una volta c'imbattiamo nell'inesplicabile. Subito dopo la
maledizione di tentatori inetti, come te, la maledizione pió tremenda
che sta sopra di noi ä il fallimento del nostro Ufficio Informazioni.
Se soltanto potessimo scovare quali sono veramente le sue intenzioni!
Ahimä! ahimä! il fatto che la conoscenza, in se stessa cosa tanto
odiosa e nauseante, debba essere necessaria per il Potere! Talvolta
sono al margine della disperazione. L'unica cosa che mi sostiene ä la
convinzione che il nostro Realismo, il nostro rifiuto (di fronte a
tutte le tentazioni) di qualsiasi stupido nonsenso, di qualsiasi
trucco per attirar l'applauso, DEVE, alla fine, vincere. Intanto ho da
arrangiare le cose con te.
Con tutta sinceritÖ mi firmo il tuo sempre pió voracemente affezionato
zio
BERLICCHE
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